ACQUAVIVA PICENA – Venerdì 24 maggio si è tenuta presso l’Auditorium “San Giacomo della Marca” della Banca Picena Truentina, la presentazione del libro scritto da Amabili-Rivet Rita dal titolo “In mio figlio vivrai per sempre”.

Alla presentazione hanno partecipato anche alcuni rappresentanti della Regione Marche, che hanno rapporti con le associazioni dei marchigiani sparse in tutto il mondo, il Presidente della BCC Picena Truentina Aldo Mattioli e il Sindaco di Acquaviva Picena Pierpalolo Rosetti di cui sono stati molto apprezzati gli interventi.
La melodia di un brano per violino, dedicato alla vicenda narrata nel libro, ha fatto da colonna sonora alla serata; un brano, composto da un violinista  ispirato dalla trama, che è stato fornito dai rappresentanti dei Marchigiani nel Mondo ed “è stato lanciato nell’Auditorium ed ascoltato in assoluto silenzio da parte del pubblico” come ha dichiarato il moderatore del dibattito sul libro Alvaro Gasparrini del Circolo Culturale 6 luglio 1799, l’associazione che ha curato la presentazione del libro alla sua seconda edizione, al quale abbiamo posto alcune domande sull’evento e sull’attività dell’associazione di cui fa parte.

Chi è l’autrice del libro e quali sono i suoi legami con le terre del Piceno?
L’autrice, Amabili Rivet Rita, abita a Montreal (Canada); ha una formazione professionale da infermiera e un Master in Teologia; ha coperto diversi ruoli in strutture ospedaliere del Canada ed è scrittrice, animatrice di comunità e conferenziere. Sono le sue origini a legarla alle terre del Piceno: il nonno, di Offida, emigrò in Canada intorno al 1920 e dopo qualche anno venne raggiunto dalla moglie, di Acquaviva (per gli acquavivani una Rossi del ramo Feche), e da due figli ancora piccoli.

Di che che cosa tratta il libro?
“In mio figlio vivrai per sempre” è la storia commovente della famiglia dell’autrice che è simile a quella di tanti emigranti, una storia segnata dalle difficoltà, dalla diffidenza, dalla durezza della vita di chi si ritrova suo malgrado a dover partire per una terra lontana; per la stesura del libro l’autrice si è avvalsa anche della documentazione di atti e documenti amministrativi dell’epoca. Nel corso della discussione, ho voluto contribuire personalmente ponendo l’accento su alcuni “lati umani” della vicenda che la accomunano ai flussi migratori odierni. Alla presentazione ha partecipato anche Eva Amabili Rivet, la figlia della scrittrice, che ha fatto da “spalla” alla mamma nell’esposizione delle vicende leggendo alcuni brani e presentando il suo curriculum.

Il 27 aprile c’è stata la presentazione di un altro libro curata dalla vostra associazione, Il Mattone Interrato. Ci può dire qualcosa a riguardo?
Sì, gli autori del libro sono Giulia Ciriaci e Stefano Portu. La Ciriaci, persona sensibilissima, si diletta a scrivere, come lei stessa dice; lo fa per passione. Questo suo lavoro è stato dedicato alla ricostruzione delle vicende che hanno portato alla nascita ed allo sviluppo della Casa di Accoglienza Santa Gemma di San Benedetto del Tronto, nota in campo nazionale. Una storia che riguarda anche gli acquavivani perché al suo sviluppo hanno contribuito anche alcune donne di Acquaviva alcune delle quali erano presenti in sala. Sarebbe troppo lungo narrare tutta la vicenda, diciamo che tutto è partito da Don Vittorio Massetti, un ingegnere sambenedettese, amico del Beato Piergiorgio Frassati, che seguì la vocazione al sacerdozio; il Massetti, di ritorno da Milano, si imbatté in una ragazzina lacera che gli andò incontro per chiedere l’elemosina, era il 1940 e questo evento diede inizio all’avventura di questo sacerdote che accolse la ragazzina nella propria casa che, con il consenso dei parenti, venne donata all’Istituzione diventando la casa famiglia Santa Gemma. Alla narrazione dell’autrice si è affiancata la precisa relazione del dott. Colonnella Francesco che ben conosceva la “questione Santa Gemma” ed era in rapporti con Don Vittorio; il dott. Colonnella ha integrato il racconto della Ciriaci ed ha aperto degli squarci sul “Movimento dei Cenacoli” che all’epoca coinvolse don Vittorio ed altri sacerdoti della zona che si riconoscevano nella sua idea di sacerdozio.

Il Circolo Culturale 6 luglio 1799 http://www.acquaviva1799.it/index.htm è una delle associazioni, circa una ventina, presenti sul territorio acquavivano. Come mai avete scelto questo nome e quali sono le vostre attività ed iniziative intraprese?
Siamo un gruppo di amici che si sono costituiti come associazione nel lontano 2001, ottenendo per primi l’iscrizione nel Registro Regionale del Volontariato. Abbiamo scelto come nome 6 luglio 1799 perché questa data segna un evento importante nella storia di Acquaviva e cioè la presa della Rocca di Acquaviva, divenuta baluardo dei Giacobini acquavivani e del circondario, da parte del Brigante Sciabolone. Fino a tre anni fa circa, abbiamo svolto attività in un locale di mia proprietà ma attualmente non abbiamo sede fissa. L’attività nel campo della cultura è stata svolta con la pubblicazione di libri, la gestione di una piccola biblioteca e iniziative tese a coltivare la memoria di tradizioni locali. Per fare alcuni esempi, abbiamo ridato alle stampe il volume di Amedeo Crivellucci, “Una comune delle Marche”, unica testimonianza sul nostro paese, basata su documenti storici; abbiamo pubblicato il libro “I raccunt di vit’ d’ lu cuntadì d’ na vot’.. nuje c’ stavam’“ con sottotitolo Il Libro Del Contadino, una piccola pubblicazione di curiosità storiche su Acquaviva Picena; un libello bilingue (italiano ed inglese) dal titolo “L’antica arte di lavorare la paglia”, riportando, in esso, tutti i termini dialettali connessi a questo tipo di artigianato e un altro libello denominato “Tu chi sci, come te se dice?”, una simpatica indagine sui soprannomi acquavivani. Abbiamo tenuto il primo corso su come intrecciare le pajarole ed un corso annuale di alfabetizzazione informatica che per quest’anno abbiamo dovuto sospendere a causa di un incidente che ha coinvolto il professore che teneva abitualmente il corso.

E per quanto concerne il progetto BIBLIO…TRONICA?
BIBLIO…TRONICA non vuol essere altro che la messa a disposizione sul nostro sito internet dell’elenco dei libri che mettiamo a disposizione del pubblico; attualmente è in fase si sistemazione a causa della indisponibilità di locali adeguati dato che quello di mia proprietà non è più utilizzabile dall’associazione. Tramite questo strumento, qualche anno fa siamo stati scoperti e contattati dal Canada dalla scrittrice Amabili Rivet Rita che era alla ricerca di un libro su Acquaviva.

Avete all’attivo molte iniziative, sicuramente un lavoro molto impegnativo, quale è, o meglio, quali sono le fonti per i finanziamenti?
Che dire, ci diamo da fare, senza rispettare scadenze e pensando, di volta in volta a qualche attività di nicchia che, proprio perché è di nicchia, spesso non viene adeguatamente apprezzata perché non si comprendono gli sforzi ed il tempo che ci impegna nella realizzazione. Basti, pensare, ad esempio, al tempo occorrente per preparare e svolgere adeguatamente un corso di alfabetizzazione informatica o la preparazione di un libro o volumetto che sia. Sono mesi di “lavoro invisibile” di cui spesso non si tiene conto. I finanziamenti? La Banca di Credito Cooperativo Picena Truentina si è dimostrata sensibile alle nostre iniziative, ci ha quasi integralmente finanziato la pubblicazione del “Libro del Contadino” e la realizzazione del calendario artistico sulle pajarole e, talvolta, ci ha sussidiato con qualche piccolo contributo; per il resto abbiamo molto semplicemente messo le mani nelle nostre tasche. Dalla data di costituzione non abbiamo mai ricevuto un centesimo dalle Amministrazioni Comunali succedutesi nel tempo, anzi in talune occasioni abbiamo riscontrato un certo ostracismo come quando siamo stati invitati per iscritto a togliere dal nostro sito internet il gonfalone di Acquaviva Picena.

Cosa vi aspettate dalla nuova Amministrazione?
Nulla di particolare: ci aspettiamo, pur nelle nostre modeste attività, di venire trattati come tutte le altre associazioni.
Da parte nostra un primo passo lo abbiamo fatto: con una lettera del febbraio scorso abbiamo dato la nostra disponibilità a collaborare nella gestione della biblioteca, qualora esigenze particolari, come la carenza di personale o altro, lo richiedano. Riteniamo di avere un po’ di esperienza, abbiamo persone qualificate, anche con diploma di archivista: attendiamo solo una risposta.

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