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Una amara realtà: la “Sindrome di Caino”

Pubblichiamo la considerazione di un nostro lettore

CHIESA – La particolare bellezza della bibbia sta nel fatto che essa è un condensato di spiritualità e umanità.
In essa possiamo sempre specchiarci e trovare la nostra storia, perché le sue narrazioni sono storie di uomini, delle loro fragilità, dei loro vizi, delle loro attese e del loro incontro con Dio che salva.

Sono storie narrate al passato, ma che contengono un insegnamento per il presente, poiché in queste parole noi scorgiamo la volontà di Dio sull’uomo, su quell’uomo che è sì creato a immagine e somiglianza di Dio, ma che allo stesso tempo è ferito dal peccato.

Ecco allora che nel quarto capitolo della genesi incontriamo la storia di Caino il contadino e di Abele il pastore.
La sacra pagina ci dice che entrambi i figli di Adamo ed Eva offrono i prodotti del proprio lavoro a Dio, ma mentre Abele li offre col cuore, Caino stende la sua offerta così, tanto per fare.
Tutti e due offrono, ma diversa è la loro intenzione, l’azione è la stessa, ma diversa è la disposizione dell’animo.

L’offerta di Abele, resa nobile dal suo animo puro, è accettata da Dio e ciò suscita l’ira di Caino.
Sappiamo come è andata a finire: accecato dall’invidia Caino uccise suo fratello.
Ma proviamo per un attimo ad immaginare uno scenario diverso.
Caino, invece che uccidere suo fratello, avrebbe potuto prendere esempio da lui, e siccome nel mondo c’erano solo loro due, il mondo sarebbe stato perfetto!
L’invidia lo ha portato invece ad uccidere l’innocente, facendolo sparire dalla faccia della terra e lasciando il posto solo a chi odia.
Invece che con due giusti il mondo si è ritrovato con un malvagio!

Quante volte in ufficio, al lavoro, a scuola e persino in Chiesa, ci capita di trovarci in una situazione simile?
Quante volte siamo motivo di sofferenza per i nostri colleghi, per i nostri compagni o per i nostri fratelli nella fede a causa della nostra invidia?
Quante volte sprechiamo energie nel combattere persone che magari si mostrano più affezionate di noi al lavoro, mentre potremmo prendere esempio da loro, oppure unirci al loro sforzo?

Allo stesso modo può capitare a noi di essere vittime del “Caino di turno”.
In tal caso ci possono venire in aiuto le parole tratte dal capitolo 19 dell’Imitazione di Cristo: “Si pronto dunque alla battaglia, se vuoi ottenere la vittoria. Senza combattimento non puoi conquistare la corona della pazienza. Se non vuoi patire rifiuti di essere coronato. Ma se brami d’esser coronato combatti valorosamente e sopporta con pazienza. Senza fatica non si va a riposo e senza lotta non si arriva alla vittoria”.

Eppure, anche se è difficile, con l’aiuto della Grazia potremmo superare tutte queste divisioni se fossimo poco più umili e se ci guardassimo l’un l’altro come costruttori del Regno di Dio.

Un articolo per tutti coloro che ci sono passati e un invito agli Abele resistere, resistere, resistere, pensando alla Santità.