Di Luigi Crimella

Il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo,Salvatore Martinez, dopo lo svolgimento la scorsa settimana a Rimini della 36ª Convocazione nazionale del movimento, parla al Sir della campagna per la difesa dell’embrione, collegando questa azione alla riflessione sui grandi valori dell’uomo e alla battaglia in corso nella nostra civiltà tra il “bene” e il “male”.

Dopo le giornate di Rimini, durante le quali avete meditato sul tema “Accogliamo la Parola con la gioia dello Spirito Santo”, anche per il “Rinnovamento” il tema della campagna “UnodiNoi” è divenuto familiare. Quali sono i suoi contenuti sui quali attirare l’attenzione?
“Oggi stare dalla parte di Dio significa essere in prima linea nella difesa della vita rispetto agli attacchi che lo spirito di morte sta fortemente portando in ogni ambito della vita umana. Questi temi, che potrebbero sembrare teologici e pastorali, in realtà hanno un riverbero culturale, sociale e morale nei giorni nostri, soprattutto di fronte alle giovani generazioni che siamo chiamati a educare all’arte di vivere bene. La difesa della vita, soprattutto laddove essa non sembra esserci o percepirsi, la vita embrionale, nascente, rappresenta la più grande sfida epocale per le Nazioni. Siamo chiamati ad annunciare che l’uomo non è soltanto ‘carne’, ma anche ‘spirito’; dunque riaffermare che la cifra fondamentale della sua esperienza umana è sempre trascendente”.

Perché a suo avviso la difesa della vita nascente fa così fatica ad essere messa al primo posto nella cultura europea tra i valori umani da tutelare e promuovere?
“Guardando alla vita delle nostre nazioni e alle legislazioni che si vanno imponendo, si deve riconoscere che i diritti sono sempre più calpestati; la legge prevalente talvolta mortifica il diritto naturale. È il primo, da cui tutti gli altri discendono, è il diritto alla vita. Bobbio affermava che ‘siamo entrati nell’era dei diritti’, a cui però non sembra far riscontro una opportuna era dei doveri. Pertanto, rispetto alla tutela dei diritti individuali, è un dovere di tutti, cittadini e istituzioni, credenti e non credenti, difendere la vita come ‘forma ed essenza’ della nozione stessa di bene comune. Una delle sfide più importanti del nostro tempo mi sembra consista nell’avvicinare le nuove generazioni all’esperienza della vita, difesa e diffusa, proprio quando essa soffre e non basta a se stessa. Così, solo così, per esperienza, i giovani possono conoscere i valori della solidarietà e della sussidiarietà a fondamento di ogni società che voglia dirsi veramente umana. Si pensi, ad esempio, all’inganno rappresentato da tante prassi sociali e legali che vengono spacciate come atti d’amore, come difesa della dignità della persona; penso all’aborto, all’eutanasia, al divorzio. In realtà si tratta di forme di morte, di atti che non promuovono se non uno spirito di morte”.

Lei reputa che la firma per “UnodiNoi” vada proposta anche ai non credenti, e se sì, come fare per avvicinarli, quali argomenti utilizzare, come far capire che la vita umana non è un valore solamente “cattolico”, ma condivisibile da tutti?
“Constatiamo che nel nostro tempo è sempre più difficile favorire la ‘cultura della vita’, spesso rappresentata o come un retaggio della fede o come una ideologia superata. Falso: non c’è niente di più umano e umanizzante che stare dalla parte della vita, soprattutto quando, indifesa, reclama amore. Mi chiedo spesso, guardando all’individualismo sfrenato del nostro tempo: uomini sì, ma umani quando? Sul piano culturale, dobbiamo poi ammettere che la desacralizzazione della storia, della società, delle culture, dei sistemi di pensiero economici e politici non favoriscono la promozione di grandi ideali e rendono ancor più difficile il dialogo con i non credenti sulle questioni che riguardano l’uomo in quanto uomo. Ma una verità va imponendosi a questo ritardo; lo attestano, su tutti, i demografi e i geografi, insieme al Magistero della Chiesa: bisogna ‘fare figli!’. Non sono solo un dono di Dio che arricchisce la vita e il futuro di chi questo dono riceve e offre al mondo, ma i figli sono anche indispensabili per la costruzione di un ordinamento sociale forte, stabile, che dia continuità alle tradizioni della nostra gente e faccia avanzare la società civile”.

Perché le sembra così importante questo aspetto?
“Perché costituisce un corto circuito generazionale: l’assenza di figli nelle nostre società, il rapporto fragile tra parentele incerte, tra il passato di un popolo e il presente di un altro, è un problema serio per le nostre democrazie occidentali. Quindi bisogna impegnarsi per far comprendere come, l’egolatria, cioè l’idolatria di se stessi, diffusa nelle nostre società, non aiuta più i giovani a percepirsi come padri e madri, dunque uomini e donne generativi, rinchiudendoli in una visione sterile, triste, che non conduca se stessi e gli altri verso qualcosa di veramente valido e costruttivo per il futuro. È la vita presente che costruisce la vita futura. È in questa prospettiva che leggo uno dei significati profondi della difesa dell’embrione umano”.

Quale tipo di azione pensate di sviluppare, all’interno del vostro movimento, per giungere a un considerevole risultato in termini di firme raccolte?
“L’organizzazione del Rinnovamento con i suoi gruppi e comunità, con i coordinamenti diocesani, regionali e nazionale, ha accolto con gioia e disponibilità l’invito ad aderire alla campagna, con la convinzione e la responsabilità che ne consegue. Durante la Convocazione a Rimini abbiamo già fatto opera di sensibilizzazione e raccolto diverse migliaia di firme. Tra gli impegni che abbiamo assunti c’è quello di individuare anche ‘ambasciatori’ del ‘Rinnovamento’ che sul territorio si faranno promotori delle finalità della campagna mediante incontri e iniziative di presentazione e di sensibilizzazione popolare. E naturalmente saremo presenti in tutte le attività di rete della comunità ecclesiale, nelle parrocchie, in ogni luogo dove sia possibile attestarsi come ‘popolo della vita’, come collaboratori dello Spirito di Dio ‘che dà la vita’”.

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