Foto d’archivio

“I due ospedali di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto si trovano in una situazione ormai al limite, anche per la sicurezza di medici e malati.” Queste le condizioni constatate dalla RSU di Area Vasta 5, che ha oggi indetto una conferenza stampa in cui ufficializza l’interruzione delle trattative con la direzione generale per quanto riguarda la riorganizzazione di Area Vasta. “Abbiamo chiesto alla direzione di modificare alcune scelte strategiche relative al piano industriale, ma non abbiamo ricevuto una risposta accettabile. Forse le scelte che hanno guidato il piano seguono un criterio diverso dal bisogno della cittadinanza. I tecnici del Dottor Stroppa hanno affermato di condividere in linea di principio le nostre osservazioni, ma hanno proposto solo interventi effimeri tra cui spicca un accorpamento di reparti privo di logica oggettiva e organizzativa.” La proposta vedrebbe accorpate in una sola ala 6 specialità. Per l’ospedale di Ascoli Piceno i nuovi reparti sarebbero nefrologia-urologia, con un totale di 18 posti letto, otorinolaringoiatria-ortopedia, ginecologia-chirurgia. San Benedetto si troverebbe invece ad avere un reparto unico di “ortogeriatria” (ortopedia-geriatria) e un reparto di ginecologia-chirurgia.” La sfida  che ci si dovrebbe porre, secondo i sindacati, è invece quella di una riorganizzazione per intensità di cura che permetta anche una migliore gestione dei posti letto, in modo da eliminare quelli in esubero ma senza per questo avere un impatto negativo sulla qualità dei servizi. “Le nostre richieste, presentate già a settembre miravano a questo: l’attivazione della Medicina d’Urgenza (MURG),il potenziamento della chirurgia a ciclo breve (week e day surgery) e dei posti letto di lungodegenza per post-acuti. Almeno per quanto riguarda la MURG ci aspettavamo, data la sua forte valenza strategica nel risparmio di posti letto, una risposta pronta che si configurasse quanto meno come work in progress. Siamo invece ancora costretti a ricorrere a un gran numero di appoggi fuori reparto, i quali aumentano i tempi di degenza, ma anche e soprattutto il rischio clinico.”

Intanto cresce il disagio tra le corsie e la disorganizzazione delle attività, la gestione degli acuti rischia di finire fuori controllo, mentre il credito delle ferie ha raggiunto un ammontare altissimo: sono 26800 le giornate del 2012, a cui si vanno a sommare oltre 1000 giornate di anni precedenti e circa 2500 giornate della dirigenza. Inoltre la riorganizzazione di area vasta non sembra sufficiente a supplire alle carenze di personale: da Gennaio 2012 si sono tagliati oltre cento posti di lavoro, la maggioranza dei quali sono infermieri e OS. “Rispetto alla dotazione organica dei due ospedali di Ascoli e San Benedetto il bilancio è di -84 infermieri, mentre mancano circa trenta OS. Nelle sole RSA di Acquasanta e Offida la situazione è di -11 OS e -6 infermieri. La crisi si abbatte principalmente sul personale del comparto: mentre alcuni primariati non clinici sono mantenuti, un reparto come radiologia si trova senza primario e con attrezzature obsolete.”

Carenza di personale peraltro già da tempo denunciata dai sindacati, alla quale il tavolo delle trattative con la direzione non ha voluto o potuto porre un rimedio accettabile. “Quello che passa per riorganizzazione somiglia più ad un provvedimento di urgenza per le ferie”, affermano le rappresentanze RSU di Area Vasta. “Diamo atto dell’impegno del direttore per assumere personale, che ha portato all’assegnazione di una trentina di posti stabili, ma i numeri sono molto più ampi e la situazione è critica: questo sforzo al momento non è sufficiente per permettere a tutti i reparti di restare aperti.” La riorganizzazione pone una soluzione tampone, che vede il rinnovo temporaneo fino al prossimo Luglio di una parte dei contratti in scadenza, di fronte a bisogni che però chiedono azioni di più ampio respiro.

Se è vero che tutti gli sprechi vanno eliminati e che l’attuale situazione economica esige tagli e cambiamenti, è fondamentale che quanto rimane funzioni in maniera ottimale, e che sia potenziato il servizio sul territorio, anche per quanto riguarda la prevenzione. I tagli non possono esclusivamente significare un depotenziamento del servizio di sanità pubblica in favore delle forme di sanità privata. Sarebbe inoltre necessario pensare a soluzioni alternative sul territorio, come le case della salute già sperimentate con successo in Toscana, ma solo a patto di operare in una logica di vera progettualità, e non considerandole una sorta di contentino in risposta ai piccoli ospedali che sono costretti a chiudere. “Il tavolo delle trattative può essere riaperto, anzi, è proprio ciò che ci auspichiamo, ma siamo disposti a farlo solo in presenza di proposte serie, che ci permettano di garantire quanto meno i livelli minimi di assistenza. Fino ad allora, resteremo in attesa.”

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