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La Chiesa sulle staminali adulte, speranza non illusoria

“Abbiamo cercato di unire la parola speranza con la parola scienza”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, sintetizza il “messaggio” lanciato dalla II Conferenza internazionale sulle cellule staminali adulte “Medicina rigenerativa: cambiamento fondamentale nella scienza e nella cultura”, conclusasi il 13 aprile in Vaticano per iniziativa dello stesso Pontificio Consiglio, di NeoStem, Stem for Life Foundation & Stoq International.
“Il messaggio che abbiamo voluto dare – prosegue Ravasi – è sostanzialmente duplice.
Da una parte far capire che la ricerca sulle staminali adulte è molto complessa ma non tocca l’etica, mentre troppe persone ritengono ancora che le cellule staminali siano solo quelle embrionali. Occorre chiarire che non è così, e che la ricerca sulle cellule staminali adulte è inoltre molto più avanzata e produttiva rispetto a quella sulle staminali embrionali”.

Accompagnare la ricerca. Con il convegno, prosegue il porporato, “abbiamo voluto anche ribadire che la Chiesa, e le religioni in senso lato, non si oppongono ad una ricerca che vada incontro alla sofferenza fisica e spirituale del malato e della sua famiglia.
Abbiamo cercato di unire la parola speranza con la parola scienza, perché sarebbe troppo facile limitarsi a lanciare messaggi di speranza, come purtroppo accade molte volte, fondati su elementi magici o ingannatori”. Il convegno “si è mosso su due registri: da un lato l’aspetto strettamente scientifico, documentato e, se è il caso, anche criticato” – e in questa prospettiva l’ospite più illustre è stato John Gurdon, premio Nobel 2012 per la medicina con Shinya Yamanaka, per la scoperta della possibilità di “riprogrammare” una cellula adulta in cellula pluripotente indotta (IPS cell) e riportarla quindi alla condizione di cellula staminale embrionale. “Dall’altro – conclude Ravasi – l’aspetto testimoniale. Le vicende del topgun colpito da forme degenerative o del brillante giornalista affetto da sclerosi multipla mostrano dal vivo come la ricerca scientifica non sia mai distaccata dall’aspetto spirituale, umano, esistenziale. La Chiesa deve essere presente in questa ricerca, comprenderla e accompagnarla”.

Riavere un futuro. Infatti, oltre alla presentazione da parte di medici e ricercatori di alcuni degli oltre 4.300 trials clinici in corso nel mondo per curare con le staminali adulte Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla, diabete, e per rigenerare tessuti neurologici ed organi danneggiati – tra cui il cuore – al convegno non sono mancati gli accenti toccanti di pazienti in trattamento, o di loro familiari. A partire dalla corrispondente di Nbc News, Meredith Vieira, che accompagnava il marito, il celebre giornalista Richard M. Cohen colpito da sclerosi multipla cui accennava Ravasi. “Qui non sono solo una giornalista in cerca di risposte – ha detto con voce rotta dall’emozione -; sono una moglie in cerca di speranza”. O quella della giovanissima Roxane Julia Beygi , colpita a 14 anni dalla stessa malattia, e dopo “un calvario di terapie convenzionali pesanti e dolorose” nei più rinomati ospedali Usa, sottoposta nel 2010 a trapianto di cellule staminali autologhe. “Dopo tre mesi – dice – sono entrata al college. Ora – conclude tra le lacrime – ho di nuovo un futuro”. “Andremo tutti in cerca di terapie cellulari, sono davvero promettenti”, ha affermato da parte sua Richard M. Cohen. Già pilota di guerra, il cinquantunenne Jim Danhakl cade vittima di una rara e maligna forma di neuropatia infiammatoria. A “salvarlo” il trapianto di cellule staminali adulte ematopoietiche. Il recupero inizia dopo poche settimane. Oggi, assicura, “posso di nuovo condurre una vita normale”. Come Don Robinson, colpito a 58 anni da un grave attacco cardiaco e sottoposto a trapianto di cellule adulte prelevate dal suo midollo osseo e reinserite nell’arteria danneggiata. Sono passati sei anni, “ma, a parte gli effetti dell’avanzare dell’età”, assicura, “il mio stile di vita non è diverso da quello precedente all’attacco di cuore”.

Parlarne di più. L’immagine michelangiolesca della scintilla di vita racchiusa nell’indice del Creatore che sta per toccare l’indice di Adamo, rappresentata nella volta della Cappella sistina visitata la sera prima, “è una perfetta metafora della medicina rigenerativa”, ha osservato Bill Hemmer, anchor di Fox News Channel. “La vita di tutti noi è iniziata da una cellula” e “le terapie cellulari riflettono in qualche modo la bellezza della creazione; anch’esse danno vita, rigenerano la nostra vita”. Se “a dividere il mondo è il dibattito sulle staminali embrionali”, per Hemmer sono invece “quelle adulte la vera risposta. Bisogna parlarne di più”. Anche per Tommy Thomson, già segretario Usa alla Salute, “ora che conosciamo le potenzialità delle staminali adulte non bisogna perdere tempo”. Sono “il futuro della medicina: hanno dimostrato risultati straordinari e tutto questo senza comportare la distruzione di embrioni umani!”. “Rigore scientifico” e “servizio della persona umana, nel pieno rispetto della sua dignità e dei suoi diritti” dal “primo momento della sua esistenza fino al momento della sua morte naturale”: a richiamare i principi base di una ricerca davvero “etica” è Antonio G. Spagnolo (Università cattolica Sacro Cuore).