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Francia, giù le mani dall’embrione

FRANCIA – È il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale di Francia, a scendere personalmente in campo. Mancano solo 24 ore al via, in Assemblea nazionale, al dibattito sulla proposta di legge – adottata dal Senato in dicembre – che autorizza la ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali. Il voto finale dell’Assemblea è previsto per martedì 2 aprile. Sulla questione l’episcopato francese ha fatto più volte sentire la sua opinione. Intervistato dalla “Radio Notre-Dame”, l’arcivescovo Vingt-Trois prende una posizione molto netta e argomenta: se passasse la proposta di legge, “sarebbe un errore grave in rapporto all’equilibrio della nostra società perché quando si dà libero corso a ogni sorta di ricerca sull’embrione, vuol dire che lo si considera niente o meglio, materia da laboratorio”. Ciò infatti che preoccupa di più la Chiesa è che sopprimere il divieto di ricerca sull’embrione umano, rischia di “lasciare campo libero a tutti coloro che vogliono sperimentare qualsiasi cosa”. E in questo caso, “lo statuto dell’embrione è gravemente compromesso”.

Fare luce sugli investimenti. Il via libera del Senato ora al vaglio dell’Assemblea nazionale appare tanto più incomprensibile dal momento in cui nei test per i nuovi farmaci, la comunità scientifica internazionale favorisce ora le cellule staminali riprogrammate scoperte dai premi Nobel Gurdon e Yamanaka. E a questo proposito, il cardinale afferma che “non c’è giustificazione scientifica acclarata” riguardo alla necessità di autorizzare la ricerca sull’embrione umano. Si tratta inoltre di un vero e proprio “inganno” ai danni delle persone alle quali si fa credere che, grazie a questo tipo di sperimentazione, si possono trovare trattamenti per la cura di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. Queste sperimentazioni invece “non porteranno a niente – aggiunge – lo si dice, lo si è detto, lo si è ripetuto”. E allora una domanda diventa lecita: “Chi ha interesse? Chi ha interesse a drenare i finanziamenti e le sovvenzioni alla ricerca su un laboratorio piuttosto che a un altro”. La denuncia è netta. L’arcivescovo ritiene che su questo aspetto non c’è un’informazione “chiara e trasparente”. E chiede di fare luce sugli “investimenti economici nei laboratori di ricerca farmaceutica”.

La richiesta di Stati generali. In dicembre i vescovi francesi si erano fortemente battuti contro la proposta di legge adottata dal Senato. In una nota, il portavoce, monsignor Bernard Podvin, ricordava “l’art. 46 della legge di bioetica del 2011” che “prevede che ogni progetto di riforma sui problemi etici e le questioni della società sollevate dal progresso della conoscenza nei campi della biologia, della medicina e della salute deve essere preceduto da un dibattito pubblico sotto forma di Stati generali”.

Negazione dell’etica. E sulla proposta del Senato, la Conferenza episcopale francese rilancia una nota dell’arcivescovo di Rennes, monsignor Pierre d’Ornellas. “La vita dell’embrione umano merita di essere protetto? Sì o no? Il Senato ha risposto in modo negativo” e la ragione di tale rifiuto è “azzardata” secondo il vescovo. Secondo il Senato, infatti, a giustificare la ricerca sugli embrioni sarebbe “il ritardo della Francia nella ricerca scientifica. Possibile – si chiede il vescovo – che il progresso della ricerca francese dipenda da questa autorizzazione? L’embrione umano ha il diritto di essere protetto. L’Europa chiede che la sua protezione sia assicurata il più possibile”. Secondo il vescovo, l’attuale legge francese contempla la protezione degli esseri umani “fin dall’inizio della vita”. È dunque “scioccante” – a parere di monsignor d’Ornellas – che ora il Senato possa rimettere in discussione la legge e prevedere un cambiamento “senza che prima non ci sia stato un vero dibattito”. Inoltre, conclude, “il voto del Senato è ancora più sconcertante dal momento in cui nei test per i nuovi farmaci, la comunità scientifica internazionale favorisce ora le cellule staminali riprogrammate scoperte dai premi Nobel Gurdon e Yamanaka. Come affermato dal neurobiologo Alain Privat, l’adozione di una disposizione che autorizza la sperimentazione sugli embrioni umani per principio invia al mondo un messaggio di negazione dell’etica e di anacronismo scientifico”.