Di Patrizia Caiffa

Tunisi, la culla di tutte le rivoluzioni della cosiddetta “primavera araba”, accoglie da oggi al 30 marzo l’edizione 2013 del Forum sociale mondiale. Il via ufficiale nel pomeriggio con una grande marcia in centro, che parte dall’orologio della piazza 14 gennaio 2011, ribattezzata di recente per ricordare la data d’inizio della “rivoluzione dei gelsomini”. Oltre 30mila persone da associazioni, reti e movimenti delle società civili di tutto il mondo, sventolano bandiere colorate e marciano in un clima di festa e musica, un lungo tragitto di circa tre ore fino allo stadio di Menzah. Tra i cori e le chiacchiere dei partecipanti, anche i canti dei muezzin che chiamano alla preghiera. Tra loro migliaia e migliaia di giovani tunisini, molte ragazze con il velo, che reclamano studio, lavoro, diritti e soprattutto “dignità”, che è lo slogan dell’edizione di quest’anno. Al Forum, che si tiene al Campus dell’università El Manar, sono iscritte 4.578 organizzazioni provenienti da 127 Paesi, che animeranno 1.000 incontri, 70 spettacoli musicali, 100 film e oltre 50 esposizioni.

Per la prima volta in un Paese arabo. Per la prima volta è un Paese arabo a ospitare il Forum, per ricordare che proprio due anni fa – in coincidenza con il Forum a Dakar a febbraio 2011 – le piazze delle principali città del Nord Africa si riempirono di milioni di persone, dando vita a mobilitazioni inattese: da allora sono caduti i regimi di Ben Ali in Tunisia, Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Seleh in Yemen. Mentre altre rivoluzioni represse continuano a mietere vittime in Siria e in Bahrein. Il Forum prende in esame anche le difficili transizioni in corso in questi Paesi, primo fra tutti la Tunisia, dove l’economia è ferma, la disoccupazione è al 17% e la politica è in stallo, soprattutto dopo l’assassinio del leader dell’opposizione Chokri Belaid nel febbraio scorso, che ha causato una nuova ondata di forti proteste e mobilitazioni. L’avenue Bourghiba, la via centrale di Tunisi dove si è svolta la “rivoluzione dei gelsomini” è ancora oggi completamente recintata di filo spinato e presidiata costantemente da militari e carri armati. I giornali tunisini riservano uno spazio doveroso ma limitato all’evento, segnalando però la notizia della carovana di attivisti europei e 14 migranti clandestini che, dopo aver attraversato Belgio, Francia e Italia, hanno tentato di sbarcare al porto di Tunisi per unirsi al Forum. Sono stati costretti a tornare in Italia dove rischiano procedimenti giudiziari o procedure di espulsione. Stamattina, prima del via ufficiale, il primo appuntamento è stata un’animata e partecipatissima assemblea delle donne, contro “tutti i modelli di sviluppo che rendono oggetto, marginalizzano e violentano” le donne. A margine dell’evento, anche il III Forum mondiale dei media alternativi e il Forum parlamentare mondiale con i deputati che intendono collaborare con la società civile per realizzare “un altro mondo possibile”.

La presenza cattolica e le migrazioni. Come ogni edizione, dal 2001 di Porto Alegre ad oggi, partecipano al Forum anche vaste delegazioni dal mondo cattolico: moltissimi della rete internazionale Caritas, missionari, religiose. Ieri sera erano tutti presenti alla messa in cattedrale presieduta da mons. Nicolas Lhernould, vicario generale dell’arcidiocesi di Tunisi, concelebrata dai tantissimi sacerdoti presenti: “Benvenuti a Tunisi per il Forum e per la Settimana Santa – ha detto mons. Lhernould -. C’è un legame tra i due eventi, perché l’impegno sociale delle nostre chiese e comunità non coincide con nessun progetto politico, ma è radicato nella convinzione che Cristo ha amato tutti senza eccezioni, per dare dignità a ogni persona”. La partecipazione cattolica è particolarmente centrata sul tema delle migrazioni. Non è un caso che, su una scala del campus dove si svolge il Forum, è stato steso, simbolicamente, un lunghissimo tappeto con i nomi di tutti i migranti morti in mare o alle frontiere nel tentativo di arrivare all’“Europa fortezza”: 16.175 vittime dal 1993 al 30 maggio 2012.

La rete Caritas. A Tunisi è presente anche la delegazione di Caritas italiana, una ventina di rappresentanti di Caritas diocesane di tutta Italia, che fanno parte di un gruppo più grande di 150 persone riunite sotto il cappello di Caritas internationalis. Insieme a Secours Catholique (la Caritas francese), promuoveranno numerose iniziative nello spazio Caritas allestito al Forum: domani un incontro su donne e “primavera araba”; un seminario su migrazione e sviluppo il 28 marzo; il lancio di una campagna europea sul diritto alla cittadinanza degli immigrati intitolata “L’Europa sono anch’io” il 29 marzo, insieme ad altre organizzazioni. “Si tratta – spiega al Sir Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione di Caritas italiana – di un’occasione unica per la rete delle Caritas. Potremo confrontarci a livello globale sui fenomeni migratori e sulle conseguenze che hanno nei Paesi di origine e di arrivo dei migranti. È un altro importante tassello nel percorso di conoscenza e scambio che sta caratterizzando in questi ultimi anni l’attività di Caritas italiana e della rete del Migramed tra le Caritas del Mediterraneo”. La partecipazione al Forum è collegata, in linea ideale, con il prossimo appuntamento del Migramed che si terrà a Otranto dal 21 al 24 maggio. “Ci stiamo attrezzando anche in vista dell’estate – sottolinea Forti -, perché si prevedono nuovi flussi di profughi dalla Siria, oltre al milione che è già all’estero. Abbiamo chiesto a Caritas internationalis d’istituire una task force sulle rotte che passano da Grecia, Turchia e Italia. Dobbiamo anche affrontare il tema della protezione internazionale dei profughi siriani, che a livello giuridico, secondo la Convenzione di Ginevra, non è ancora chiaro”.

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