La Chiesa che è in Italia sente e vive “una speciale sintonia” con Papa Francesco e manifesta nei suoi confronti “un attaccamento singolare” che “si è manifestato anche nel caloroso abbraccio con cui da subito il nostro popolo si è stretto a Lei, nel desiderio di vederLa, di stare un po’ con Lei, di pregare con Lei e per Lei, per le intenzioni del Suo cuore di pastore universale”: lo scrivono oggi, in un messaggio rivolto al Papa, i Vescovi italiani che si sono riuniti per due giorni in occasione della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente, nel pomeriggio di lunedì 18 e poi nel pomeriggio di martedì 19, dopo aver preso parte al mattino in piazza San Pietro alla solenne messa inaugurale del pontificato di Papa Francesco. Nel messaggio, reso pubblico questa sera a cura della Segreteria generale della Cei, i Vescovi esprimono la “gioia” e il ringraziamento al Signore per gli eventi legati alla nomina del nuovo Papa e quindi all’apertura solenne del pontificato. Si dicono “consapevoli del particolare legame che unisce la nostra Conferenza Episcopale al Vescovo di Roma e Primate d’Italia”. Notano quindi come, “oggi, una volta di più, la Provvidenza ci ha fatto toccare con mano cos’è la Chiesa, comunione che plasma innanzitutto noi Vescovi attorno al Successore di Pietro per una collegialità affettiva ed effettiva, avvalorata da piena e aperta adesione al Suo insegnamento e da fattiva e costante collaborazione”.

Chiamato “quasi dalla fine del mondo”. Nel messaggio del Consiglio episcopale permanente, i Vescovi italiani sottolineano quindi che, rifacendosi alle parole del Papa, “sull’esempio di San Giuseppe ci impegniamo a essere custodi di quanti sono affidati alla nostra responsabilità, specialmente della vita più debole e indifesa: con discrezione e umiltà, nel silenzio, con una presenza costante e una fedeltà totale”. Ribadiscono che “custodire è servire: amore crocifisso, che nasce dall’incontro con il Signore Gesù, dall’affidarsi e dal conformarsi sempre più al suo mistero pasquale, dal suo richiamo a essere suoi, a dimorare in Lui, fino a farsi sua presenza tra gli uomini del nostro tempo”. Esprimono riconoscenza “ai disegni della Provvidenza, che ha spinto i Cardinali ‘quasi alla fine del mondo’ per eleggere Colui che è chiamato a confermare i fratelli nella fede. Non a caso, – si dice poi nel messaggio – il Suo predecessore, Benedetto XVI, intervenendo alla V Conferenza Generale dell’episcopato latinoamericano, parlava della Sua terra come del ‘Continente della speranza’, ricco del ‘tesoro inestimabile’ e del ‘patrimonio più prezioso: la fede in Dio Amore, che in Cristo ha rivelato il suo volto’” (parole che Benedetto XVI aveva pronunciato al santuario dell’Aparecida, il 12 maggio 2007).

L’eterna primavera della Chiesa. Nella parte conclusiva del messaggio rivolto a Papa Francesco, i Vescovi italiani così si esprimono: “Santità, nonostante difficoltà, fatiche e stanchezze – i ‘tanti tratti di cielo grigio’, come li ha definiti Lei – ci sentiamo impegnati a mantenere vivo e a sviluppare sempre più questo senso di fede. Alla scuola del Vangelo, intendiamo annunciarlo senza paure come possibilità di vita integrale, capace di risposte attraenti e veritiere. Lei ci preceda con mano ferma e paterna – chiedono al Papa -; ci richiami a quella santità di vita che è vocazione di ogni battezzato; ci additi l’unico orizzonte che racchiude il segreto dell’eterna primavera della Chiesa: quello che nel Cristo riconosce il Figlio del Dio Vivente, la chiave del mistero sigillato della storia, l’immagine dell’uomo nuovo”.

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