Carissimi fratelli nel Signore,
la Chiesa ha il nuovo Successore di Pietro e riceve in dono dallo Spirito Santo un nuovo papa di nome Francesco.

Seguendo alla televisione gli eventi vissuti in piazza San Pietro non ho potuto trattenere la commozione. Il papa con umile semplicità, come fosse un buon parroco, si presenta alla sua Comunità, la saluta cordialmente e chiede innanzitutto alle persone il silenzio della preghiera con le formule familiari del “Padre nostro”, dell’”Ave Maria” e del “Gloria”, per essere benedetto da Dio prima di dare la sua benedizione. E la gente, sotto la pioggia, una folla numerosissima, multietnica, gioiosa, improvvisamente tace e prega, vivendo come Popolo santo di Dio il momento che consegna alla Chiesa il nuovo Vescovo di Roma, il Pontefice della Cattolicità. Quanta commozione! Quanto Vangelo in questi gesti!

E poi quel nome, Francesco, il nome del santo più amato dagli italiani, come è stato detto, e il nome del più italiano dei santi. Il santo Patrono d’Italia: in tanti l’abbiamo sulle labbra e nel cuore, per la sua umanità e per la sua santità.

Carissimi,
questa successione sulla Cattedra di S. Pietro ha qualcosa di imprevedibile e di rivoluzionario: abbiamo ora il primo papa dal nome carico di storico significato come quello di Francesco ed abbiamo il primo papa gesuita, latino-americano, portatore delle istanze enormi di quel continente, dove vive la metà dei cattolici.
Ha anche qualcosa di dolcissimo questo Papa, che appena si presenta chiede ai fedeli di incominciare un cammino non in modo distaccato o soltanto umano, ma insieme e pregando. E la gente, il Popolo santo di Dio, immediatamente capisce e in un impressionante silenzio, circondato dalle braccia del colonnato nella grande piazza, si mette a pregare, con il papa Francesco, inchinato davanti a Dio e davanti alla sua Comunità, di cui diventa padre e pastore.

Mi viene poi da pensare a Francesco, quando si sentì dire dal Crocifisso nella chiesetta di San Damiano: “Va’ e ripara la mia Casa”. Lo Spirito Santo ha guidato i Padri Cardinali nella scelta provvidenziale di papa Francesco, al quale Gesù ripete misticamente le medesime parole dette al Poverello di Assisi: “Va’ e ripara la mia Casa”. Sì, va’ e dona nuovo slancio alla Chiesa.

La Chiesa appartiene al Signore, la Chiesa è di Gesù, ma continuamente nei secoli viene affidata alle cure pastorali di Pietro e dei suoi successori. Essa non deve temere le forze contrarie del male, perché fondata sulla roccia sicura, che è Cristo. Al papa spetta il compito altissimo di servirla nella sua unità, di difenderla nella sua santità, di confermarla nella sua testimonianza evangelica. Noi crediamo che la Chiesa è “una, santa, cattolica e apostolica”, e questa fede è per noi certezza e garanzia di sicura speranza.

Carissimi,
preghiamo per papa Francesco, perché il suo servizio di amore alla Comunità cristiana sia fedele, forte e dolce, umile e vero. Il suo ministero esemplare sia di sprone al Popolo cristiano, sappia annunciare il Vangelo di Gesù a quanti sono in sincera ricerca ed aiuti il nostro mondo a vivere una fraternità giusta e pacifica.

In questi momenti la nostra Diocesi Truentina, in gioiosa comunione con tutta la Chiesa Cattolica, nel vivo e commosso ricordo di Benedetto XVI, rende grazie a Dio per il dono di papa Francesco. Il Signore lo conservi, lo custodisca a lungo e doni fecondità al suo ministero di verità e di amore!

Di cuore tutti benedico

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