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In Regione il ricordo per Piero Zambetti

REGIONE MARCHE – Una personalità vitale e positiva. Generosità, ironia. Un profondo rispetto per l’uomo e soprattutto un grande, grandissimo amore per l’arte che sapeva comunicare e trasmettere. Pietro Zampetti era tutto ciò ma queste doti da sole non bastano a tracciare un ritratto esaustivo di una personalità dalle grandi doti umane e professionali. A due anni dalla morte e in occasione dei cento anni dalla nascita, la Regione Marche ha voluto ricordare questo importantissimo studioso che ha legato la sua attività anche a questo ente, ricoprendo dal 1983 al 1988 l’incarico di Direttore del Centro Beni Culturali.

Un evento, quest’oggi, fortemente voluto dall’assessore Pietro Marcolini che ha ricordato quanto la scomparsa di Zampetti abbia rappresentato una grande perdita per tutta la comunità regionale. “Dalla sua biografia quasi centenaria (era nato ad Ancona nel 1913) – ha detto Marcolini – emerge tutta la ricchezza e la complessità della sua personalità: dal funzionario dello Stato, pronto a mettere a rischio la propria personale incolumità per ‘salvare’ i capolavori del passato, al docente universitario, attento divulgatore di un sapere costruito anche attraverso un confronto diretto con il ricco  patrimonio artistico marchigiano; dal Direttore del Centro Regionale per i Beni Culturali, prodigo di suggerimenti e convinto assertore della necessità di valorizzare artisti, luoghi e istituzioni marchigiane ad Assessore alla Cultura del Comune di Ancona; dai prestigiosi riconoscimenti, ai titoli accademici”.

In tanti sono intervenuti per testimoniare la propria stima sia nei confronti dello studioso che dell’uomo. E nel filo del racconto la sua presenza era quasi tangibile. Una sorta di video-intervista, realizzata anni addietro e proiettata in questa circostanza, ha scandito le principali tappe del percorso professionale di Zampetti. Le sue parole si intervallavano con gli interventi del pubblico e i ricordi di chi l’ha conosciuto. Oltre all’assessore Marcolini, Lorenza Mochi Onori, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche; Maria Rosaria Valazzi, soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche; Bonita Cleri, e Silvia Cuppini dell’Università degli Studi di Urbino; Mario Canti, responsabile editoriale “Le Cento Città” già Direttore del Centro regionale Beni Culturali; Stefano Papetti, presidente Fondazione Salimbeni; Costanza Costanzi, direttore dei Musei Civici di Ancona.

“Ciò che traspare dalla sua attività – ha continuato Marcolini – è la convinta adesione ai valori di una cultura consumata nello studio e nella ricerca ma anche nell’ organizzazione e nella divulgazione delle conoscenze. Una generosa attitudine alla condivisione, scandita da innumerevoli iniziative e mostre, di cui si è fatto promotore, tutte curate con passione e competenza”.

Una passione quella per l’arte che permeava anche i momenti più privati della vita quotidiana, come ha ricordato la figlia, Valeria Zampetti, presente oggi: “Casa e lavoro non erano due cose separate. Ci parlava di dipinti, di artisti, di mostre, e infervorato dal racconto non faceva caso che era giunta l’ora di pranzo, come nostra madre era pronta a ricordarci. L’arte per lui era una passione. Era amore. Lo stesso amore che provava per la sua città, Ancona, e per le Marche, manifestato fino alla fine della sua vita, a Treviso, quando mi esprimeva con nostalgia il suo grande desiderio di rivedere il mare. Quel mare che poteva essere solo quello di Ancona”.

“Il segno della sua personalità – ha concluso Marcolini – resta, oggi, certamente nel ricordo di chi con lui si è confrontato e ha lavorato, nelle azioni compiute ma, soprattutto, nei numerosissimi scritti, che hanno contribuito a far conoscere l’arte delle e nelle Marche e a ‘riscoprire’ artisti come Simone De Magistris, Lorenzo Lotto o Carlo Crivelli. Dalle sue opere e dai suoi saggi, che per tanti hanno rappresentato il prendere coscienza e consapevolezza della ricchezza della storia dell’arte della nostra regione, ricaviamo un insegnamento ancora attuale, che ci invita a rinnovare la gratitudine verso il lavoro dello studioso ma anche l’impegno nel segno della cultura come risorsa, come valore”.