Di Paola dal Toso segretaria generale della Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali

Inizia oggi il primo incontro dei cardinali che nei prossimi giorni sono chiamati a eleggere il nuovo Papa.
Da laici viviamo con grande emozione questo momento del tutto inedito. Siamo consapevoli che quanto sta accadendo ci fa sentire protagonisti di eventi che mai avremmo immaginato di attraversare nella nostra esistenza. Il succedersi dei giorni precedenti al momento preannunciato della partenza di Benedetto XVI ha determinato un’attesa davvero densa di sentimenti e di senso, che coinvolge davvero tanti in tutto il mondo. Per una volta, in particolare i laici, sono uniti da un’attesa che con il ritiro del Papa emerito a Castel Gandolfo sposta il suo baricentro dall’attenzione concentrata su un momento mai vissuto prima, alla consapevolezza dell’importanza della scelta del suo successore, intuendo quasi che l’esito finale può cambiare i destini del mondo.
Come laici non siamo tesi a venire a conoscenza prima possibile del nome del nuovo Papa, non ci interessa il “toto Papa”, puntare a indovinarne il nome. Non ci pieghiamo a ipotesi varie o illazioni fatte in questo periodo. Leggiamo quanto avvenuto nell’ottica cristiana, certi che sia tutto a beneficio della Chiesa. Chiunque sarà chiamato, è comunque soggetto scelto da Dio. Fin da ora al nuovo Papa promettiamo docilità, amore sempre più vivo per la Chiesa, comunione nel costruire il cammino.
Siamo proiettati in un’attesa piena di grande emozione perché percepiamo che l’evento che stiamo vivendo è storico, rappresenta una svolta nella consuetudine della vita ecclesiale e proprio per questo necessita di una maggiore preghiera. Fin dall’11 febbraio numerose aggregazioni laicali hanno avviato varie iniziative per invitare i propri associati ad elevare preghiere allo Spirito Santo, invocando la sua luce ed il suo aiuto, nella certezza, come ha continuamente ricordato Papa Benedetto XVI, che il Signore è nella barca della Chiesa. L’impegno della partecipazione a una più intensa preghiera non solo pone tutti noi laici in comunione con i cardinali chiamati a discernere la volontà di Dio, ma contribuisce a rafforzare la nostra fede nella Chiesa e ci fa anche crescere nella reciproca relazione ecclesiale, ci fa vivere una maggiore fraternità comunionale, rafforza e rende più salda l’unità nella diversità dei carismi. L’attesa di un nuovo Papa pone al laicato l’occasione per una riflessione culturale sul significato di una “presenza” e di un senso di “appartenenza” e di impegno alla “comunione ecclesiale” non formale, ma sostanziale.
Nello stesso tempo, la trepidazione nel vedere quell’attesa fumata bianca è caratterizzata dal profondo senso di riconoscenza e gratitudine per quanto Dio ha voluto donare attraverso Benedetto XVI, il cui esempio di umiltà ci sollecita come laici a riflettere sul modo di servire la Chiesa ed il mondo nella totale disponibilità a dare gratuitamente tutto di noi stessi, nella libertà interiore di essere semplicemente “servitori inutili”. Esprimiamo l’affettuosa vicinanza a un Papa che ora sceglie di salire in solitudine, da semplice pellegrino, dedicandosi ancora di più alla preghiera e alla meditazione, l’ultimo tratto del cammino terreno che lo porterà all’incontro definitivo con Colui per il quale ha deciso di spendere tutta l’esistenza. La preghiera di supplica invoca lo Spirito perché a lui docile, il Collegio cardinalizio possa eleggere un Pastore che, sulla scia della profondità spirituale, dell’umiltà e della santità di Papa Benedetto, sappia condurre la Chiesa a un’autentica vita evangelica di comunione, di povertà evangelica, e la lanci verso un dialogo autentico con il mondo, con le diverse culture e religioni, con ogni uomo che cerca, come a tentoni, orizzonti di senso, di vita e di gioia autentica.
Nell’avvertire il bisogno di un’autentica conversione e di rinnovata spinta evangelizzatrice adeguate alla realtà del terzo millennio, risulta ravvivata anche la speranza che “non delude” perché continuamente sostenuta dallo Spirito che ci è dato in dono. Benedetto XVI ci ha ripetuto che la Chiesa che non è sua né nostra, ma del Signore e Lui è presente in essa. “E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce”. Con certezza nulla può offuscarla perché Dio non ha fatto mai mancare la sua luce, il suo amore a tutta la Chiesa che “è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito”. Nell’Anno della Fede e del Giubileo del Concilio, come laici ci sentiamo chiamati a rinnovare e rafforzare “la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica”.
Dopo l’esperienza forte che ci ha riempiti, prima di sgomento, poi a poco a poco di fiducia nel futuro dandoci la sensazione di trovarci dinanzi ad un gesto profetico, che mette in evidenza valori evangelici che parlano anche ai non credenti, la speranza di noi laici è quella di trovarci all’alba di una nuova primavera per l’annuncio cristiano, e in qualche modo per la Chiesa. Auspichiamo che
il futuro Papa possa stimolare in noi laici una presenza critica e profetica nella storia, “provocarci” a vivere in modo da rispondere a tali domande e proprio per questo in comunione ecclesiale e docili al magistero petrino, dal quale sentirci sollecitati ad essere testimoni per attestare come la fede costituisca l’unica risposta agli interrogativi che la vita quotidiana pone ad ogni uomo e ad ogni donna.

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