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Per accogliere il nuovo Papa

DIOCESI – Pubblichiamo le parole del Vescovo Gervasio Gestori in occasione della Santa Messa “de Spiritu Sancto” che si è tenuta in Cattedrale venerdì 1 marzo.

Carissimi,
ieri sera il nostro amato papa Benedetto XVI, dopo otto anni di pontificato, ha lasciato la responsabilità diretta della Chiesa. Ci ha fatto vivere momenti profondi di commozione e di umanità, specialmente al termine del volo in elicottero, quando dal balcone del palazzo di Castel Gandolfo, ha detto di essere un pellegrino, che ora inizia l’ultimo tratto del suo pellegrinaggio.
Ci ha lasciati dopo i grandi abbracci del suo popolo, domenica all’Angelus, e all’udienza di mercoledì, salutando i centocinquantamila fedeli, radunati in Piazza San Pietro, e i moltissimi altri sintonizzati nella rete mediatica.
Ci ha lasciati compiendo un gesto di grande umiltà e di coraggio, per servire la Chiesa ancora, stando sulla croce con Gesù, e per amare in modo diverso, ma non meno prezioso, pregando e soffrendo.
Ci mancherà moltissimo papa Benedetto XVI e ci vorrà del tempo per abituarci a non vederlo più nei grandi momenti della vita della Chiesa e a non ascoltare più la sua parola, così semplice e tanto ricca di sapienza evangelica.§
Ma non lo dimenticheremo, perché continueremo a volergli bene soprattutto nell’accoglienza ubbidiente del suo alto magistero e mediante la nostra affettuosa preghiera.

Siamo certi che Dio non abbandona il suo Popolo, perché la Chiesa non è nostra, non è del Papa o dei Vescovi, non è dei sacerdoti o di alcuni altri fedeli, ma è Sua, è di Cristo, anche se l’ha affidata alla responsabilità di tutti noi, ed in modo specialissimo l’ha consegnata a Pietro, quando disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa, e le potenze malvagie non potranno prevalere su di essa”. Quale garanzia ha la Chiesa e quale motivo di fiducia abbiamo tutti noi!
Ora che Benedetto ci ha lasciati, la guida alta della Chiesa è affidata alle scelte che compiranno in questi giorni i Cardinali Elettori. Essi sentiranno forte il peso della diffusa secolarizzazione e della indifferenza, specialmente di tanta parte del mondo occidentale, ma non dimenticheranno le grandi attese delle giovani Chiese presenti in America latina, in Asia, in Cina e in Africa. Noi non dobbiamo dimenticare che la nostra Chiesa è veramente Cattolica, di nome e di fatto, per il respiro universale, che essa esprime nei polmoni spirituali delle sue moltissime Comunità
Adesso è l’ora della attesa, un’attesa densa di emotività: quella curiosa del mondo e dei media, che guardano alla Chiesa ed al Conclave con una prospettiva soprattutto esteriore e unilaterale, assolutamente insufficiente e magari fuorviante; e quella fervorosa dei credenti, dei fedeli discepoli del Signore, che si sentono illuminati dallo Spirito e guidati dalla sua santa emotività.

Lo Spirito Santo è l’Amore increato che continuamente soffia sulla Comunità cristiana e guida le menti e i cuori dei Cardinali, chiamati ad eleggere il prossimo Successore di Pietro sulla cattedra di Roma, per essere capo della Chiesa universale.
Sappiamo che la Chiesa non è una agenzia caritativa ed assistenziale, anche se deve testimoniare esemplarmente la carità cristiana. Nemmeno la Chiesa è una società multinazionale, di ordine politico ed economico, che abbia bisogno di venire guidata da persone, competenti nel mondo delle reti comunicative e capaci di tenere buoni rapporti con i potenti della terra. Queste doti possono essere molto utili, ma l’annuncio del Vangelo rimane sempre l’impegno prioritario.
La Chiesa è un Corpo vivo, il Corpo di Cristo, che si percepisce nella sua vera realtà solo mediante il respiro della fede e che si conosce nella sua autentica identità con lo sguardo della preghiera. Il “vedere della preghiera”, (Eliot), “non è quiete, né fuga dalla trincea. Al contrario – è stato scritto – è intercedere” (Gloria Riva, Avvenire, 26 febbraio 2013). La nostra preghiera sa vedere le cose del Signore e, quando è sincera, riesce anche ad ottenere i favori di Dio.

Carissimi,
questa è l’ora della preghiera. Se la Chiesa è il Corpo di Cristo, il suo respiro è quello della preghiera, aveva scritto Kierkegaard. La preghiera è il respiro della Chiesa! La preghiera è la vita del Popolo cristiano!
Perché questa nostra amata Chiesa non si riduca mai a struttura del passato, inerte ed ininfluente sulla vita delle persone, ma continui ad essere la viva Comunità di Gesù, perché possa testimoniare anche al nostro mondo la bellezza di essere amata dal Signore, perché si senta Corpo vivo di Cristo, essa deve pregare, perché la preghiera è il suo respiro.
Ed allora, specialmente in queste ore, preghiamo intensamente lo Spirito Santo, il Soffio di Dio, la Luce divina, la Potenza creatrice, perché il nuovo Pontefice sappia guidare con la parola e con l’esempio il Popolo di Dio, che vive nella Chiesa di questo nostro tempo.