FRANCIA – Il voto ieri in Assemblea nazionale del progetto di legge “mariage pour tous” è “solo una tappa”, la mobilitazione “continua”, ma soprattutto “la battaglia non è ancora persa”. Parola di Antoine Renard, presidente della Confederazione nazionale delle associazioni familiari cattoliche di Francia. Il progetto di legge – presentato dal ministro per la Giustizia Christiane Toubira – ha superato ieri la tappa del voto in prima lettura dell’Assemblea nazionale. Una vera e propria maratona, iniziata il 29 gennaio scorso e conclusa sabato 9 febbraio per un totale di 10 giorni di discussione in aula, 24 sedute, circa 110 ore di dibattito (comprese le notti e i week-end) e 4.999 emendamenti esaminati. Alla fine il testo è stato approvato con 100 voti di scarto: 329 voti a favore e 229 contrari. Maria Chiara Biagioni, per Sir Europa, ha raggiunto telefonicamente Renard per un commento “a caldo” del voto.

L’Assemblea nazionale ha dunque detto sì al “mariage pour tous”. Che ne pensa?
“È stato un vero peccato che questa legge sia stata votata dai deputati così come è stata votata. Vorrei sottolineare che 299 deputati si sono dichiarati contro la legge. E sono dichiarazioni di voto importanti, da tenere conto per capire il giusto rapporto delle forze. Tutto ciò ci spinge ancora di più a continuare la discussione e la mobilitazione perché il testo passerà ora in Senato. Stiamo constatando che va aumentata l’opposizione di coscienza e, quindi, noi consideriamo il voto dell’Assemblea nazionale come una tappa. La lotta non è finita e la battaglia non è ancora persa”.

Qual è la parte del progetto di legge che contestate maggiormente?
“Il matrimonio e l’adozione, naturalmente. Il matrimonio, perché ormai è diventato qualcosa che non ha più nulla da dire, nel senso che ciascuno ora può considerarlo a suo modo. E quindi la legge per noi rappresenta un attacco alla coesione sociale. Ma il fatto di aver aperto le adozioni alle coppie dello stesso sesso è per noi una decisione ancora più grave per le coscienze, così come l’aver denaturato il concetto della filiazione con le derive possibili: procreazione medicalmente assistita e gestazione per altri (Gpa). Sono conseguenze difficilmente evitabili di questo progetto di legge. E il processo che si è aperto è soprattutto grave perché va a incidere sulla vita dei bambini”.

Perché si è arrivati a questo punto?
“Da una parte, c’è stato un impegno preso dal presidente della Repubblica durante la campagna elettorale, che è una concessione a lobby molto forti; dall’altra, c’è stata la decisione del governo di forzare il processo. La verità è che nessuno ha veramente coscienza delle difficoltà che si aprono a questo punto e si è voluti andare avanti a tutti i costi senza ascoltare le persone che hanno cercato di sottolineare queste difficoltà. Siamo quindi di fronte a una questione ideologica”.

Sta dicendo quindi che è mancato dibattito democratico?
“Sì, hanno rifiutato ogni dibattito democratico, mettendo una coperta sopra le coscienze e impedendo ogni forma di dibattito nella società e in Parlamento con l’ostruzionismo da parte di alcuni deputati a qualsiasi opinione contraria. Abbiamo assistito non a un dibattito ma a uno scontro”.

Lei parlava di una tappa. Quindi la mobilitazione continua. Con quali forme? 
“Continueremo a organizzare colloqui, incontri, dibattiti, prese di parola sui giornali per spiegare e fare un’opera di diffusione e di opinione. I sondaggi ci dicono che il 60% dei francesi si dicono favorevoli al matrimonio omosessuale ma il 54% dice no all’adozione e il 53% no al ricorso alla procreazione medicalmente assistita. Quindi dobbiamo continuare a spiegare alla gente che adozione e matrimonio sono strettamente legate tra loro. Continueremo poi a incontrare i sindaci: il 52% dei sindaci ha ufficialmente chiesto il ritiro della legge. E poi abbiamo messo in atto un’azione presso il Consiglio economico, sociale e ambientale, il Cesa, che ha già raccolto più di 600mila firme chiedendo il ricorso della legge. A questo punto il Consiglio deve prendere un’iniziativa. E, infine, si ipotizza un avvenimento internazionale che avrà luogo a Parigi il 24 marzo”.

Che cosa vi aspettate?
“Il nostro augurio finale è che il presidente della Repubblica comprenda finalmente che sta dividendo in maniera molto grave il Paese e che ritiri il progetto di legge per affrontare le vere urgenze che sono di natura economica e richiedono unione. Non è questo il momento di dividere la popolazione su un tema che meriterebbe una ricerca di consenso piuttosto che lo scontro”.

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