EUROPA – Siamo già nel 2013, a più di 60 anni dai tempi dei lager nazisti eppure nessuno forse ci ha ancora raccontato la storia per intero. Come spesso accade per gli episodi di storia moderna recente, abbiamo la presunzione di sapere ma in realtà si tratta di banali semplificazioni che alleviano il peso della verità. Ci sono ancora molte storie da raccontare.

Oggi si celebra la giornata della memoria, su suggerimento di un amico, Mauro Cumin, ho rivisto l’interessante e coinvolgente monologo di Marco PaoliniAusmerzen”. Dal successo dello spettacolo Paolini ne ha tratto un libro, disponibile, per chi volesse approfondire, nella nostra biblioteca comunale di San Benedetto del Tronto.

Ausmerzen “ha un suono dolce e un’origine popolare. È una parola di pastori, sa di terra, ne senti l’odore. Ha un suono dolce ma significa qualcosa di duro, che va fatto a marzo. Prima della transumanza, gli agnelli, le pecore che non reggono la marcia, vanno soppressi” spiega lo stesso Paolini nell’introduzione del libro, il sottotitolo recita infatti “Vite indegne di essere vissute”. Le pagine del libro ci fanno entrare nel clima di euforia e di progresso che caratterizzò gli anni tra le due guerre e ci mostra come l’ottimismo spinse la razionalità oltre l’umanità. Nella sua semplicità ci racconta di come man mano deboli, malati, diversi divennero vittime sacrificali sull’altare del progresso medico. Ed ecco che il male progredisse e sottovalutato si diffuse raggiungendo con il nazismo soltanto un suo apice estremo.

L’eugenetica non fu un’invenzione del nazismo o una sua esclusiva. I lager furono soltanto i prodotti più estremi e macroscopici, ma altrove e nel mondo furono perpetrati segretamente e sotto silenzio omicidi ed efferatezze dello stesso genere, se non peggiore perché generalizzato. Non solo ebrei dunque ma deboli, malati, diversi. Furono centri di segregazione, di internamento per motivi di cura, manicomi.

La ricerca della verità è dovere di ogni cristiano, non per condannare, ma per condividerne il dolore e far sì che non sia stato invano. Il libro lascia la consapevolezza che i lager non stanno soltanto in uno sfortunato passato ma sono ancora attorno a noi e dentro noi, ovunque c’è la volontà di allontanare il diverso segregandolo con qualche scusa, necessità, egoismo, diritto proprio o comune.

Un libro che tutti dovrebbero leggere per comprendere qualcosa in più dell’orrore a cui l’uomo può arrivare…

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