CHIESA – “I contesti che viviamo sono segnati spesso da problemi relazionali, solitudini, divisioni, lacerazioni, sul piano familiare e sociale; essi attendono presenze amorevoli, segni di fiducia nei rapporti umani, inviti concreti alla speranza che la comunione è possibile”. È l’invito che emerge dal messaggio della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata per la 17ª Giornata mondiale della vita consacrata (2 febbraio), diffuso oggi.
Titolo del messaggio è “Testimoni e annunciatori della fede” (testo integrale in *.pdf:clicca quie il documento afferma in apertura di volersi rivolgere non soltanto ai religiosi e religiose, ma di voler “raggiungere anche tutti i cristiani, nel desiderio di promuovere sempre più, in tutti, la comprensione, l’apprezzamento e la riconoscenza a Dio per la vita consacrata”.
Dopo aver richiamato l’Anno della fede indetto dal Papa e il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione celebrato nell’autunno scorso, il testo ricorda i principali ambiti d’impegno dei consacrati: catechesi e formazione cristiana; ambienti educativi a servizio delle famiglie, nella scuola, in centri giovanili, in centri di formazione professionale, a favore dell’integrazione degli emigrati, in luoghi di emarginazione; nel servizio della carità; “sul piano sociale e della cultura, con iniziative che promuovono la giustizia, la pace, l’integrazione degli immigrati, il senso della solidarietà e della ricerca di Dio”.

Una generosa “carità apostolica”. A proposito della difficoltà odierna a stabilire relazioni umane profonde e costruttive, il documento dei vescovi prosegue esortando i consacrati a farsi promotori di un umanesimo accogliente. Scrivono i vescovi: “Una proposta credibile del Vangelo esige una particolare cura dei processi relazionali e ha bisogno di appoggiarsi a segni di vera comunione. La vostra carità apostolica sia animata da vero spirito di servizio dal desiderio di suscitare la fede. Il vostro apostolato ha una sua specificità nella missione della Chiesa: sa partire dalla persona, dal malato, dal povero, dal più debole, tante volte dal più lontano dall’esperienza ecclesiale”. Il testo afferma poi che i consacrati sono “chiamati a essere segno dell’amore e della grazia di Dio sin dal primo contatto con le persone che incontrate. Siete chiamati – soprattutto coloro che operano coi giovani e nell’educazione – a integrare profondamente e dinamicamente la preoccupazione evangelizzatrice e la preoccupazione educativa. Il servizio all’uomo ha sostegno e garanzia nella fedeltà a Dio e nel tener sempre vivo lo sguardo e il cuore sul Regno di Dio”. Tra le esortazioni più forti ai consacrati c’è la seguente: “Vivete le situazioni umane, sociali, culturali, nelle quali operate, facendovi segno dell’agire di Dio, e siate sempre presenza profetica di vera umanità anche quando ciò esige di andare controcorrente”.

Segno di un mondo futuro. Citando un passaggio del “Messaggio al popolo di Dio” del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, nel documento per la Giornata sulla vita consacrata si legge: “‘Ovunque (infatti) si sente il bisogno di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale, la chiarezza dei contenuti e i frutti coerenti’. In questo contesto ecclesiale e culturale e in questo tempo peculiare si inserisce la testimonianza dei consacrati. Il messaggio finale del Sinodo interpreta tale testimonianza “in rapporto al senso profondo della vita – prosegue il documento -, ponendola in relazione, con felice intuizione, con la testimonianza della famiglia, come a dire: mentre la famiglia è custode della sacralità della vita nella sua origine, la vita consacrata, in quanto chiamata alla conformazione a Cristo, è custode del senso ultimo, pieno e radicale della vita”. Così, affermano i vescovi italiani, “la testimonianza dei consacrati, come il Sinodo riconosce, ha un intrinseco significato escatologico. Voi consacrati siete testimoni dell’‘orizzonte ultraterreno del senso dell’esistenza umana’, e la vostra vita, in quanto ‘totalmente consacrata a lui [al Signore], nell’esercizio di povertà, castità e obbedienza, è il segno di un mondo futuro che relativizza ogni bene di questo mondo’”.

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