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Benedetto XVI L’inquietudine dei pellegrini

VATICANO – Benedetto XVI, nella solennità dell’Epifania del Signore, ha celebrato, nella basilica vaticana, la messa nel corso della quale ha conferito l’ordinazione episcopale a mons. Angelo Vincenzo Zani, eletto arcivescovo titolare di Volturno e nominato segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, mons. Fortunatus Nwachukwu, eletto arcivescovo titolare di Acquaviva e nominato nunzio apostolico in Nicaragua; mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Santo Padre, eletto arcivescovo titolare di Urbisaglia e nominato prefetto della Casa Pontificia; mons. Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, eletto arcivescovo titolare di Eclano e nominato nunzio apostolico in Guatemala. Alle 12, poi, la recita dell’Angelus con i fedeli a piazza San Pietro.

Una grande processione. “Per la Chiesa credente ed orante – ha spiegato il Papa -, i Magi d’Oriente che, sotto la guida della stella, hanno trovato la via verso il presepe di Betlemme sono solo l’inizio di una grande processione che pervade la storia”. Come i pastori “personificano i poveri d’Israele e, in genere, le anime umili che interiormente vivono molto vicino a Gesù – ha chiarito -, così gli uomini provenienti dall’Oriente personificano il mondo dei popoli, la Chiesa dei gentili – gli uomini che attraverso tutti i secoli si incamminano verso il Bambino di Betlemme, onorano in Lui il Figlio di Dio e si prostrano davanti a Lui”. La Chiesa chiama questa festa “Epifania”, “la comparsa del Divino. Se guardiamo il fatto che, fin da quell’inizio, uomini di ogni provenienza, di tutti i Continenti, di tutte le diverse culture e tutti i diversi modi di pensiero e di vita sono stati e sono in cammino verso Cristo, possiamo dire veramente che questo pellegrinaggio e questo incontro con Dio nella figura del Bambino è un’Epifania della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini”.

Un uomo per gli altri. Facendo riferimento ai quattro nuovi presuli, il Pontefice ha posto l’accento sul “nesso tra questa ordinazione episcopale e il tema del pellegrinaggio dei popoli verso Gesù Cristo”. Il vescovo, infatti, “ha il compito non solo di camminare in questo pellegrinaggio insieme con gli altri, ma di precedere e di indicare la strada”. Come i Magi “erano ricercatori di Dio”, il vescovo “deve soprattutto essere un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio”. La fede, ha evidenziato il Santo Padre, “ci tira dentro uno stato in cui siamo presi dall’inquietudine di Dio e fa di noi dei pellegrini che interiormente sono in cammino verso il vero Re del mondo e verso la sua promessa di giustizia, di verità e di amore”. In questo pellegrinaggio, “il vescovo deve precedere, dev’essere colui che indica agli uomini la strada verso la fede, la speranza e l’amore”. Ma, come pellegrino di Dio, “dev’essere soprattutto un uomo che prega”.

Il vero criterio. I Magi “erano anche e soprattutto uomini che avevano coraggio, il coraggio e l’umiltà della fede”. Ci voleva “del coraggio per accogliere il segno della stella come un ordine di partire” ed è facile “immaginare” che la loro decisione “abbia suscitato derisione”. Ma “la ricerca della verità era per loro più importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente”. Allo stesso modo, “l’umiltà della fede, del credere insieme con la fede della Chiesa di tutti i tempi, si troverà ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante di coloro che si attengono a ciò che apparentemente è sicuro. Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo”. Infatti, “l’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri”. Perciò, “il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un vescovo”. Egli “dev’essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti”. Il timore di Dio “libera dal timore degli uomini. Rende liberi!”. L’approvazione delle opinioni dominanti, ha ribadito Benedetto XVI, “non è il criterio a cui ci sottomettiamo. Il criterio è Lui stesso: il Signore. Se difendiamo la sua causa, conquisteremo, grazie a Dio, sempre di nuovo persone per la via del Vangelo. Ma inevitabilmente saremo anche percossi da coloro che, con la loro vita, sono in contrasto col Vangelo, e allora possiamo essere grati di essere giudicati degni di partecipare alla Passione di Cristo”.

La fede di Maria. “Scusate il ritardo, ho ordinato quattro nuovi vescovi e la messa è durata un po’ di più”. Ha esordito così il Papa all’Angelus. “Celebriamo oggi l’Epifania del Signore, la sua manifestazione alle genti, mentre numerose Chiese orientali, secondo il calendario giuliano, festeggiano il Natale. Questa leggera differenza, che fa sovrapporre i due momenti, fa risaltare che quel Bambino, nato nell’umiltà della grotta di Betlemme, è la luce del mondo, che orienta il cammino di tutti i popoli”, ha ricordato. Per il Pontefice, “è un accostamento che fa riflettere anche dal punto di vista della fede: da una parte, a Natale, davanti a Gesù, vediamo la fede di Maria, di Giuseppe e dei pastori; oggi, nell’Epifania, la fede dei Magi, venuti dall’Oriente per adorare il re dei Giudei”. La Vergine Maria, insieme con il suo sposo, rappresentano il “ceppo” di Israele, il “resto” preannunciato dai profeti, “da cui doveva germogliare il Messia”. I Magi rappresentano invece “i popoli, e possiamo dire anche le civiltà, le culture, le religioni che sono, per così dire, in cammino verso Dio, alla ricerca del suo regno di pace, di giustizia, di verità e libertà”. C’è “dapprima un nucleo, impersonato soprattutto da Maria, la ‘figlia di Sion’: un nucleo di Israele, il popolo che conosce e ha fede in quel Dio che si è rivelato ai patriarchi e nel cammino della storia”. Questa fede raggiunge “il suo compimento in Maria, nella pienezza dei tempi; in lei, ‘beata perché ha creduto’, il Verbo si è fatto carne, Dio è ‘apparso’ nel mondo”. La fede di Maria diventa “la primizia e il modello della fede della Chiesa, popolo della Nuova Alleanza. Ma questo popolo è fin dall’inizio universale, e questo lo vediamo oggi nelle figure dei Magi, che giungono a Betlemme seguendo la luce di una stella e le indicazioni delle Sacre Scritture”.

Il Natale ortodosso. Dopo l’Angelus il Santo Padre ha detto che “domani le Chiese d’Oriente che seguono il calendario giuliano celebreranno il Natale del Signore: nella gioia della fede comune rivolgo ad esse il mio più cordiale augurio di pace, con uno speciale ricordo nella preghiera”. In Italia, invece, “ricorre oggi la Giornata della santa infanzia, dedicata ai bambini che si impegnano per la diffusione del Vangelo e per aiutare concretamente i coetanei che ne hanno più bisogno”. “Cari bambini, vi ringrazio e vi incoraggio: portate a tutti l’amore di Dio!”, ha concluso.