Omelia alla Messa di Mezzanotte

Carissimi,
chiamati dalla nostra fede cristiana e ubbidienti ad una amata tradizione, questa notte ci siamo riuniti per ricordare il massimo evento della storia umana e religiosa: la nascita di Gesù.

Questo fatto viene descritto dal vangelo appena proclamato in poche righe e con parole semplici: il decreto dell’imperatore Augusto per il censimento di tutto il grande impero romano è la motivazione ufficiale, segue il viaggio verso Betlemme di una giovane coppia di sposi nella lontana provincia imperiale della Palestina, la mancanza di ospitalità da parte degli abitanti di quella cittadina è la causa della nascita in una stalla di questo bambino, deposto in una mangiatoia, ed alcuni umili pastori nella notte sono chiamati per andare a vedere che cosa è successo.

Quale significato ha questo fatto apparentemente marginale e lontano dai grandi centri della vita sociale e politica di allora?

Il compito di mettere in luce il valore e la portata dell’evento è affidato agli angeli, che cantano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Questo evento intende dare onore a Dio ed è dono di pace agli uomini amati dal Signore.

2. “Uomini amati dal Signore”. Quale bellezza ha questa semplice espressione: uomini amati ed amati dal Signore.

In verità, l’espressione, che noi abbiamo in mente, era un’altra: “pace in terra agli uomini di buona volontà”, entrata anche nell’inno del “Gloria”, che noi recitiamo agli inizi della santa Messa.

Oggi giustamente preferiamo la traduzione letterale dal testo originale: uomini amati dal Signore, o anche, uomini destinatari della buona volontà divina.

Questa versione appare più consolante per la nostra vita, perché dice che la pace è accordata non tanto agli uomini, che hanno buona volontà, ma è donata a noi dalla buona volontà di Dio. La volontà di Dio, certamente grande e generosa, viene incontro a tutti senza distinzioni e privilegi, mentre la buona volontà degli uomini potrebbe essere rara, limitata a poche persone, risultare fragile.

La pace annunciata dagli angeli a Natale è il dono di Dio che ci ama, prima di essere il risultato di un impegno nostro. Il Natale di Gesù si presenta come il grande e consolante annuncio che Dio tutti ama con un amore infinito.
Dunque, il Natale è la festa della filantropia divina, è la manifestazione della magnanimità di Dio per noi. Potremmo dire che è la festa di Dio che è buono e meno degli uomini buoni, anche se in questo giorno ci sentiamo tutti un poco più buoni.

3. Dobbiamo imitare Dio nella bontà: ecco l’appello della celebrazione del Natale cristiano rivolto a ciascuno di noi. Dunque, abbandona ogni pensiero di vendetta, se hai subito qualche ingiustizia, dimentica eventuali torti ricevuti, cerca di non essere ostile a nessuno, ma piuttosto va incontro ai vicini abbattendo qualche inutile muro per costruire ponti di cordialità. Coraggiosamente ricambia il male con il bene e prega per chi ti può avere fatto delle cattiverie e delle ingiustizie.

Dio fortunatamente ci ama sempre ed ha mandato sulla terra suo figlio Gesù, per insegnarci il perdono e per ricordarci che la gioia vera nasce da un cuore in pace.

Anche se hai sbagliato, il Signore non serba rancore contro di te ed è sempre pronto a perdonarti. Egli sa superare i torti, per primo ci è venuto incontro, senza attendere che noi prima ci pentissimo e domandassimo perdono. Ci ha preceduti nella bontà e sa aspettare sempre il nostro pentimento.

Carissimi,
il Natale è l’occasione stupenda per lasciarci catturare dalla bontà del Signore.  Il Natale dunque sia festa di bontà, sia festa di bontà vera. Sia festa di bontà per tutti, anche per chi si sente indegno, pensa di essere troppo lontano e si giudica peccatore. Il Signore viene incontro per abbracciare anche te e per perdonare anche a te, perché ti ama.

Accogliamo questo annuncio, facciamo nostro questo dono. Dio ci ama.

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