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L’Avvento come tempo della testimonianza della gioia cristiana

VATICANO – Due appuntamenti stamattina per Benedetto XVI: prima la visita pastorale alla parrocchia romana di San Patrizio al Colle Prenestino per celebrare la messa nella terza Domenica d’Avvento, chiamata domenica “Gaudete”, e poi la recita dell’Angelus da piazza San Pietro.

Tempo di conversione e di gioia. “L’Avvento – ha ricordato il Papa nell’omelia della messa – è anche tempo di gioia, perché in esso si risveglia nei cuori dei credenti l’attesa del Salvatore, e attendere la venuta di una persona amata è sempre motivo di gioia”. Gesù, inoltre, “reca agli uomini la salvezza, una nuova relazione con Dio che vince il male e la morte, e porta la vera gioia per questa presenza del Signore che viene a illuminare il nostro cammino che spesso è oppresso dalle tenebre dell’egoismo”. Il nostro, ha aggiunto a braccio, “non è un Dio lontano, ma è un Dio che sta con noi nella santa Eucaristia e nella Chiesa viva. Anche noi dobbiamo essere portatori di questa presenza di Dio”. Di qui l’invito a “rallegrarci per questa sua vicinanza, per questa sua presenza”. Solo il peccato “ci allontana da Lui”, ma il Signore “non cessa di amarci e continua ad esserci vicino con la sua misericordia, con la sua disponibilità a perdonare e a riaccoglierci nel suo amore”. In realtà, “chi accoglie i doni di Dio in modo egoistico, non trova la vera gioia; invece chi trae occasione dai doni ricevuti da Dio per amarlo con sincera gratitudine e per comunicare agli altri il suo amore, questi ha il cuore veramente pieno di gioia”. In questa domenica, attraverso le parole di Giovanni Battista, c’è anche un invito alla conversione: “Dio si fa uomo come noi per donarci una speranza che è certezza: se lo seguiamo, se viviamo con coerenza la nostra vita cristiana, Egli ci attirerà a Sé, ci condurrà alla comunione con Lui; e nel nostro cuore ci sarà la vera gioia e la vera pace, anche nelle difficoltà, anche nei momenti di debolezza”, ha sottolineato il Pontefice.

Nel segno della corresponsabilità. Ricordando la storia della parrocchia di San Patrizio, il Santo Padre ha sottolineato: “Mi rallegro per il senso di appartenenza alla comunità parrocchiale che, nel corso di questi anni, è venuto sempre più maturando e consolidandosi. Vi incoraggio affinché cresca sempre più la corresponsabilità pastorale in una prospettiva di autentica comunione fra tutte le realtà presenti, chiamate a vivere la complementarietà nella diversità”. Benedetto XVI ha, quindi, richiamato “l’importanza e la centralità dell’Eucaristia nella vita personale e comunitaria” e ha esortato ad accostarsi “con regolarità al sacramento della riconciliazione, soprattutto in questo tempo di Avvento”. Per il Papa, “l’Anno della fede, che stiamo vivendo, deve diventare un’occasione per far crescere e consolidare l’esperienza della catechesi, in modo da permettere a tutto il quartiere di conoscere e approfondire il Credo della Chiesa e incontrare il Signore come una Persona viva”. E ai ragazzi e ai giovani ha rivolto un invito: “Sentitevi veri protagonisti della nuova evangelizzazione, mettendo le vostre fresche energie, il vostro entusiasmo e le vostre capacità a servizio di Dio e degli altri, nella comunità”.

Dialoghi di grande attualità. All’Angelus il Pontefice ha evidenziato l’attualità dei dialoghi tra Giovanni Battista e la gente che si reca da lui al fiume Giordano per farsi battezzare. Nel dialogo con le folle, il profeta offre come indicazione “un criterio di giustizia, animato dalla carità”. “La giustizia – ha chiarito il Santo Padre – chiede di superare lo squilibrio tra chi ha il superfluo e chi manca del necessario; la carità spinge ad essere attento all’altro e ad andare incontro al suo bisogno, invece di trovare giustificazioni per difendere i propri interessi. Giustizia e carità non si oppongono, ma sono entrambe necessarie e si completano a vicenda”. Parlando ai pubblicani, cioè esattori delle tasse per conto dei Romani, che spesso approfittavano della loro posizione per rubare, il Battista “non dice di cambiare mestiere, ma di non esigere nulla di più di quanto è stato fissato”, cioè “non chiede gesti eccezionali, ma anzitutto il compimento onesto del proprio dovere. Il primo passo verso la vita eterna è sempre l’osservanza dei comandamenti; in questo caso il settimo: ‘Non rubare’”. Ai soldati Giovanni chiede di non maltrattare ed estorcere, approfittando del loro potere: “Anche qui, la conversione comincia dall’onestà e dal rispetto degli altri: un’indicazione che vale per tutti, specialmente per chi ha maggiori responsabilità”. Secondo Benedetto XVI, “colpisce la grande concretezza delle parole di Giovanni: dal momento che Dio ci giudicherà secondo le nostre opere, è lì, nei comportamenti, che bisogna dimostrare di seguire la sua volontà. E proprio per questo le indicazioni del Battista sono sempre attuali: anche nel nostro mondo così complesso, le cose andrebbero molto meglio se ciascuno osservasse queste regole di condotta”.

Esperienza di amicizia cristiana. Dopo l’Angelus, il Papa ha rammentato che, dal 28 dicembre al 2 gennaio prossimi, si terrà a Roma l’Incontro europeo dei giovani promosso dalla comunità di Taizé. “Ringrazio le famiglie che, secondo la tradizione romana di accoglienza, si sono rese disponibili ad ospitare questi giovani – ha affermato -. Poiché, grazie a Dio, le richieste sono superiori alle attese, rinnovo l’appello già rivolto nelle parrocchie, affinché altre famiglie, con grande semplicità, possano fare questa bella esperienza di amicizia cristiana”.

Dolore per la strage in Usa. Nei saluti in varie lingue, il Pontefice in inglese ha rivolto un pensiero alla strage avvenuta negli Stati Uniti: “Sono rimasto profondamente addolorato per la violenza insensata di venerdì a Newtown, in Connecticut – ha dichiarato -. Assicuro alle famiglie delle vittime, soprattutto a quelle che hanno perso un figlio, la mia vicinanza nella preghiera. Possa il Dio della consolazione toccare i loro cuori e alleviare la loro sofferenza. Durante questo tempo di Avvento, dedichiamoci con più fervore alla preghiera e ad azioni di pace”. Il Santo Padre ha, quindi, invocato la benedizione di Dio “su coloro che sono stati colpiti da questa tragedia e su ciascuno”. Benedetto XVI ai fedeli polacchi ha rivolto “parole di saluto e spirituale vicinanza, in modo particolare verso coloro che in Polonia fanno parte dell’‘Opera natalizia aiuto ai bambini’”, auspicando che questa iniziativa caritativa ed ecumenica, un gesto di concreto aiuto offerto ai bisognosi, porti la gioia nei cuori di molti bambini. La fiamma delle candele accese nelle famiglie durante la cena della vigilia di Natale sia il simbolo di tale iniziativa”. Infine, ha rivolto un saluto speciale ai bambini di Roma che sono venuti per la tradizionale benedizione dei Bambinelli. “Carissimi – ha detto -, mentre benedico le statuine di Gesù che metterete nei vostri presepi, benedico di cuore ciascuno di voi e le vostre famiglie, come pure gli educatori e il Centro oratori romani”.