Abbiamo intervistato Stefano Ciotti, capo scout dello storico gruppo “Grottammare 1” per conoscere meglio l’attuale situazione degli scout locali. Per l’occasione siamo stati accolti a Villa Azzolino, la splendida sede del gruppo, una costruzione del 1628 realizzata su disegno del Bernini e messa a disposizione degli scout dalla parrocchia di San Pio V, a cui è stata donata nel 1989.

Quanti gruppi scout si contano al momento nella zona?
Per quanto riguarda Grottammare, sono presenti tre gruppi: il gruppo Grottammare 1 legato alla parrocchia San Pio V, Grottammare 2, che appartiene alla Gran Madre di Dio e Grottammare 3, della parrocchia di San Martino.

Qual è la composizione del vostro gruppo?
Grottammare 1 comprende circa 130 ragazzi e 30 capi scout. Abbiamo 18 Castorini, cioè bambini dai 5 ai 7 anni di età; 29 lupetti, bambini dagli 8 agli 11 anni; 18 Coccinelle, bambine della stessa fascia d’età; quaranta  tra Esploratori e Guide, che sono ragazzi/e dagli 11 ai 15 anni e 19 Rover e Scolte, ragazzi/e dai 16 ai 21 anni. I capi invece fanno parte della comunità capi dove si preparano e si programmano tutte le varie attività/esperienze  per i ragazzi . Ogni gruppo di ragazzi ha poi uno staff di capi che garantiscono e portano avanti un proprio programma annuale ispirato ai principi del nostro fondatore B.P.  Nell’AGESCI si attua da sempre  la diarchia dei ruoli e quindi  le responsabilità di ogni gruppo sono  prese insieme da due capi di sesso diverso.  Infatti  anche  il nostro gruppo è guidato oltre che dal sottoscritto anche da Valentina Rossi.

A quali principi vi ispirate? A cosa dovrebbe tendere la vita di uno scout?
Gli scout dedicano molta attenzione alla cura della crescita di ogni ragazzo in ogni sua forma soprattutto personale incentrata nei valori cristiani e umani nel rispetto delle regole della vita stessa. I ragazzi vengono educati e preparati nello spirito scout che si caratterizza nella vita all’ aperto e nel servizio  verso gli altri. Infatti ogni ragazzo  vive le varie esperienze e attività come uscite e campi estivi nello spirito di crescere il proprio bagaglio personale.
Da non dimenticare poi la dimensione comunitaria che nello scoutismo è forte e che lo stesso ragazzo affronta imparando dagli altri regole, impegni, esperienze  che sicuramente nella vita saranno fondamentali  e importanti.
Ritornando ai valori diciamo che quello del servizio è forse il valore più importante per uno scout. Ogni ragazzo dal più piccolo al più grande  cresce imparando il significato del servire  mettendolo  poi in pratica all’interno del gruppo e del piccolo gruppo , seguendo  il  principio fondamentale degli scout  che  il più grande aiuta il più piccolo. Il servizio poi quello rivolto all’ esterno  viene  svolto dai più grandi a partire dai ragazzi del clan e dai stessi capi, i quali si impegnano in attività di aiuto concreto nell’ ambito sociale, parrocchiale, cittadino, nazionale e internazionale. Il nostro  gruppo infatti oltre al servizio in parrocchia con  l’ animazione della messa del sabato presta servizio ai vari centri di servizio e a tutte le forme di aiuto che le varie associazioni ci richiedono. Per quanto riguarda poi il servizio nazionale/internazionale  il nostro gruppo  ha fatto servizio quando ci è stato richiesto nelle terre del terremoto  dell’ Aquila/Serravalle  e  in Serbia  per un servizio presso un  orfanotrofio di bambini abbandonati dalla guerra.

Dunque il senso della “partenza” scout è legato a questo valore?
Quello della partenza è forse il momento più bello della vita di uno ragazzo/e scout, il momento conclusivo del cammino  scout nel gruppo perché è ormai diventato grande ed è in grado di camminare con le proprie gambe. E’ prevista una  cerimonia molto significativa dove vengono ripercorse  tutte le varie tappe di crescita, dove poi il ragazzo” partente “ legge una lettera di ringraziamento  a conclusione della propria esperienza di vita scout  nel gruppo. Certo, quando si prende la partenza si dovrebbe  essere diventati  dei bravi cittadini, dei cristiani con una forte  e salda fede in Cristo e pronti al servizio associativo o ex- associativo e cioè ad un servizio proiettato verso l’ esterno. E’ questa la sfida piu’ bella che un ragazzo dopo tanti anni di scoutismo deve affrontare verso la comunità scout e  la società. Certo non tutti saranno pronti  a questa finalità bella e impegnativa che lo scoutismo ci chiede ma pensiamo che questa esperienza di vita  possa aiutarli a capire i  veri valori della vita per dare un senso alla propria esistenza.

Se la decisione di diventare capo scout è una sfida, che cosa spinge le persone come te a prenderla?
Sicuramente la voglia di fare qualcosa per i ragazzi, secondo i valori cristiani  e alla propria vocazione di capo educatore.

 

Nell’essere un punto di riferimento per i più piccoli gioca un ruolo importante il “linguaggio fantastico”, che, nelle intenzioni originarie, doveva permettere ai piccoli di fidarsi di più degli adulti, guardandoli con rispetto in quanto “capi branco”, invece che con diffidenza come educatori. Credi che questo funzioni?
Funziona davvero. Un lupetto impara a vivere nel mondo fantastico della giungla. Infatti il Lupetto è immerso in questo bellissimo mondo fantastico . Tutto il loro mondo entrati nella tana diventa il mondo fantastico,  dai capi scout che hanno i vari nomi dei personaggi del libro della giungla, dai gesti, urli canti e cerimonie. Poi non possiamo dimenticare anche il posto delle attività sempre curato e colorato  pieno di tanti disegni che  ricostruiscono fedelmente il mondo della giungla.  E’ questa la vera forza del capo e del ragazzo stesso che tramite il gioco e il racconto fantastico si  impara tante cose per fare del proprio meglio.

I genitori lasciano volentieri partire con voi i loro figli? Si fidano di voi? Quanto sanno di quello che i loro ragazzi fanno negli scout?
Il rapporto con i genitori è ottimo e dobbiamo dire che si fidano molto di noi capi e di quello che facciamo.
Sicuramente non mi sono chiesto mai il perché più di tanto  ma penso sia perché  il nostro gruppo ha alle spalle 33 anni di servizio e di storia parrocchiale e che di conseguenza  molti capi sono conosciuti  ma soprattutto penso  perché traspare agli occhi dei genitori che ci mettiamo tanto amore nelle cose che facciamo dedicando molto del nostro  tempo per dare sempre  il meglio per i loro figli.
Certo per i genitori  non sarà facile capire a pieno quello che lo scoutismo propone visto che è anche difficile ma noi capi nel nostro piccolo cerchiamo con delle riunioni o delle informali chiacchierate di approfondire e spiegare aspetti metodologici  e di vita scout.

Come sono i rapporti tra il vostro gruppo e la parrocchia? Collaborate e ricevete collaborazione oppure fate fatica?
Il rapporto con la nostra  parrocchia è ottimo, il nostro parroco è sempre presente innanzitutto con la preghiera costante e poi di aiuto personale nella comunità capi e nelle varie attività di branca. Poi non possiamo dimenticare anche tutto l’ aiuto che ci dona nel  sostentamento delle varie strutture che ci mette a disposizione da sempre per i ragazzi come la nostra  bellissima sede con tutti gli spazi interni ed esterni  oltre ai pulmini  per i trasporti e al nostro scout park dove possiamo sviluppare tutte le nostre attività.

Credi che le nuove tecnologie, che hanno oggi un ruolo importante nella realtà dei ragazzi, abbiano in qualche modo cambiato il loro approccio allo scoutismo?
Certamente ha cambiato un po’ la vita di tutti e quindi anche a noi scout e non necessariamente in meglio. Sicuramente ha migliorato la comunicazione  tra noi e fatto crescere di livello di alcune attività che  proponiamo  ai ragazzi ma dobbiamo dire pure che molti strumenti tecnologici vedi cellulari  distraggono e non poco  i ragazzi  nelle varie attività.  La nostra regola è quella di tenere spenti  i cellulari durante gli incontri settimanali del sabato e  di  lasciarli a casa quando si parte per i campi o per qualche esperienza significativa  ma non tutti ci riescono o meglio non riescono  ad apprezzare che si puo’ vivere anche senza tutta questa tecnologia.
Noi scout non siamo contro la tecnologia ma vorremmo far vivere appieno le varie esperienza che gli proponiamo, liberi da tutte le forme di distrazioni e schiavitù/mode  che la nostra società ci propone .
Certo oggi fare scoutismo è più difficile di venti anni fa’ ma pensiamo che i valori dello scoutismo e cioè vita all’ aperto e ….. siano  ancora importanti per la crescita di un ragazzo.
E’ questa  è la nuova sfida che ogni capo scout deve affrontare oggi più che mai.

Ma se 130 ragazzi continuano a venire agli scout, significa che stare in casa davanti a uno schermo non è loro sufficiente, che sono quanto meno curiosi dello stile di vita che proponete.
Questo è vero, i ragazzi sono continuamente in cerca di emozioni forti e vere. Non è scontato che si rivolgano a noi, specialmente nel mondo di oggi che propone numerose alternative anche contrarie ai nostri principi. Comunque cerchiamo nel nostro piccolo noi capi di essere sempre coerenti in quello che facciamo e in quello che siamo perché pensiamo che questi valori siano importanti per i ragazzi.

Qual è il tuo libro preferito?
È sicuramente  “Il libro della Giungla” di Kipling visto che sono stato Akela per alcuni anni. Ma in tutti questi anni visto che ho fatto servizio  nei vari gruppi ho letto anche antri sussidi che la nostra associazione ci propone perché un capo deve essere preparato in tutto quello che fa’.
Quindi non posso dimenticare  certo la lettura del  libro “ scoutismo per ragazzi “ e vari libri di tecnica scout oltre al libro “Sette punti neri” di Cristiana Ruschi Del Punta.

Progetti per il futuro?
Al momento come gruppo stiamo preparando un gruppo di capi per far aprire il nuovo  gruppo scout a Monteprandone della parrocchia” Regina Pacis”. Sono già da due anni che con tanta gioia e disponibilità  vengono nella nostra  comunità  capi per essere pronti ad  affrontare da soli come gruppo tutti i ragazzi che il Nostro Signore gli affiderà. Comunque siamo certi  che saranno in grado di svolgere gia’ forse dall’ anno prossimo questo  nuovo servizio per  la loro comunità parrocchiale.
Questo sarà per noi parlo come gruppo  un’altra bella soddisfazione perché ci da’ modo di far crescere lo scoutismo in altre parrocchie e  di aiutare nel servizio altre realtà ecclesiali che ne hanno bisogno.

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