Dal settimanale Ancora n.40

DIOCESI – Ci siamo ritrovati in molti sabato 11 novembre presso la casa della Caritas per inaugurare un luogo adiacente che va ad aggiungersi agli spazi necessari per i vari compiti che la carità ci richiede.
Non bastano più un piatto caldo, un vestito, un luogo per l’igiene personale, una visita medica gratuita, il pagamento di una bolletta e tante altre forme di intervento.
In una società in cui predomina l’egoismo abbiamo imparato anche la carità “scarica coscienza” affidata ad una moneta o ad un sms.
Aldilà della quantità resta un distacco tra chi dà e chi riceve che offende la carità stessa che non viene esercitata con il suo dna che è l’amore. Per certe forme di povertà la moneta è un’offesa, riempie molto di più un momento di comprensione, di ascolto, di partecipazione, di stare insieme nel rispetto della persona che ti sta vicino indipendentemente dall’abito che indossa.

Sono necessari luoghi dove è la povertà che invita: mai un povero si permetterebbe di frequentare ambienti dove non si è in grado di offrire almeno un caffè.

Il luogo che abbiamo inaugurato, possiamo definirlo luogo d’incontro delle povertà dove chi dona spesso riceve, dove le vite si confrontano e ne escono arricchite. È nello stile della Chiesa non staccarsi mai dalle opere volgendole al bello. Nelle Parrocchie, non ci si ferma alle sole preghiere ripetute o a liturgie, anche i campi da gioco, un teatro, una sala conferenze o per fare festa insieme o anche per un doposcuola, servono per indicare lo stile cristiano di come vivere la giornata. Impregnare la nostra giornata di Dio, non significa solo amare Dio, ma anche il prossimo specie il più debole.

Per fare questo non basta un sms di 2 € tra i tanti sprecati ogni giorno, ma frequentare luoghi dove acquista senso quel gesto fatto in modo distratto. È il gesto di pace che ci scambiamo al termine della S.Messa.

Don Vincenzo Catani, archivista della diocesi, ci ha fatto la storia di quel luogo, dove riemerge l’indimenticabile figura di Mons. Francesco Traini, “lu Curate bbune) che ha fatto della carità la sua vita. (Di questa storia ne facciamo una sintesi di seguito). All’ingresso della Sala una targa, scoperta dal nostro Vescovo, lo ricorda. È stata ristrutturata la vecchia chiesa che era stata trasformata in magazzeno; questo lavoro ha richiesto un particolare intervento per la stabilità e per l’umidità, come ci ha spiegato uno dei figli del geometra Paolo Bertolotti che a suo tempo seguì i lavori di costruzione. Il saluto dell’Amministrazione Comunale è stato portato dall’Assessore alle politiche sociali dott.ssa Margherita Sorge, mentre il Direttore della Caritas di Macerata si è complimentato per tale realizzazione ed ha espresso l’augurio della Caritas Marchigiana. Il diacono Umberto Silenzi, direttore della nostra Caritas diocesana, tanto era contento che aveva una gran voglia di dire nel presentare i vari interventi ed aggiungeva particolari in merito ad alcune donazioni, ad esempio: “Alfredo Maroni, presidente della Roland, ci ha detto che “l’azienda che rappresenta ha progettato e costruito un organo classico liturgico, poi donato alla Centro Polivalente. Un modello in perfetta sintonia con la struttura”.

Il Vescovo che in precedenza ha tagliato in nastro e impartito la benedizione aspergendo acqua benedetta, ha concluso gli interventi affermando che i poveri meritano tutta la nostra attenzione ed anche ambienti belli come questo. “Non va dimenticato – ha detto Mons. Gestori – che il povero non va visto nella sua apparenza, perché è una persona e come tale va trattato”. Ed ha aggiunto: “ Qui non si incontra solo la povertà, ma una ricchezza straordinaria che è espressa da un volontariato sempre più numeroso e generoso”.

È seguita la proiezione di alcune immagini degli ambienti della Caritas, di tutte le varie attività e degli interventi che la nostra Caritas compie in alcune missioni, principalmente in quella delle Filippine dove sono presenti le nostre Suore Teresiane di Ripatransone.

La storia della Chiesa Caritas, raccontata da Don Vincenzo Catani

Il 18 gennaio 1945 il parroco di S. Benedetto martire di S. Benedetto del Tronto, don Domenico Gaetani, chiese al Genio Civile la ricostruzione per danni di guerra di una casa, posta in via Rossini n. 5, distrutta durante i bombardamenti della Città nel 1943/44. La casa era di proprietà della parrocchia, adibita ad abitazione di persone che servivano in parrocchia.
Ci vollero dieci anni per avere la somma richiesta per tale ricostruzione, ma invece di ricostruire la casa, ormai sistemata, il nuovo parroco, don  Francesco Traini, optò per la costruzione di una chiesa che servisse alla zona in espansione del Ponterotto.
Fu così costruito l’oratorio-cappella, intitolato a S. Giuseppe operaio, su porzione delle particelle n. 222-223 del foglio 7 del catasto rustico, dentro un’area che era già di proprietà della parrocchia. La costruzione fu affidata alla ditta Bertolotti.
Nel 1963, su richiesta esplicita del nuovo parroco don Francesco Traini, appoggiato dal vescovo diocesano Vincenzo Radicioni, vennero in diocesi le Suore Carmelitane delle Grazie di Bologna (con Casa madre in via Fogazzaro) e fu loro affidata la Scuola Materna del Ponterotto, costruita ad un solo piano a pochi metri della chiesa dal parroco Traini.
Dopo alcuni anni le Suore acquistarono ed ampliarono l’asilo, mentre la chiesa vicina rimase di proprietà della parrocchia del Paese Alto.
Nel frattempo l’8 dicembre 1971 fu eretta canonicamente dal vescovo Radicioni la nuova parrocchia “Madonna del Suffragio” in zona Ponterotto (cui seguì la nomina del primo parroco, il 1 novembre 1974, nella persona di don Luciano Paci) e la chiesetta di S. Giuseppe operaio passò di proprietà alla nuova parrocchia, che la utilizzò subito come chiesa parrocchiale, in attesa della costruzione della nuova attuale chiesa.
Il 19 marzo 1976 fu posta la prima pietra della nuova chiesa ed iniziata la costruzione della nuova parrocchia.
Per sostenerne le spese della costruzione, il vescovo pensò di vendere la cappella e fu fatta per prima l’offerta di acquisto alle Suore dell’adiacente asilo e ci fu un carteggio epistolare fra il vescovo e la superiora generale delle Suore, madre Clementina Vecchi.
Si giunse quindi, il 5 maggio 1977, alla vendita alle Suore della cappella e dell’intero frustolo di terreno di 450 mq. davanti alla cappella.
La chiesetta continuò ad essere ufficiata fino alla inaugurazione della nuova chiesa della Madonna del Suffragio, che fu consacrata il 1° aprile 1979.
Da quel momento la chiesetta di S. Giuseppe operaio fu poco utilizzata, fino alla totale chiusura, quando le Suore Carmelitane lasciarono l’asilo nel 1986.
La diocesi acquistò l’intero stabile dell’asilo e della ormai vecchia chiesetta di S. Giuseppe operaio, per creare la sede stabile della Caritas diocesana. Mentre l’asilo diventava anno dopo anno un ambiente sempre più accogliente ed ingrandito, la chiesetta veniva trasformata in ripostiglio del vestiario da offrire agli utenti della Caritas.
Ora, tramite la stessa ditta Bertolotti, l’ex chiesetta è stata trasformata in decorosa sala polivalente di accoglienza, preghiera e socializzazione.

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