ITALIA – Domenica 11 novembre si celebra la 62ª Giornata nazionale del ringraziamento. “Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra” è il tema del messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la Giornata, che a livello nazionale si svolgerà a Termoli, con una messa presieduta dal vescovo mons. Gianfranco De Luca. Il giorno prima, sabato 10 novembre, si terrà sempre a Termoli un seminario di studio sul tema “La fede e il mondo rurale”. A don Paolo Bonetti, nominato nuovo consigliere ecclesiastico della Coldiretti nell’ultimo Consiglio permanente della Cei, Gigliola Alfaro per il Sir ha posto alcune domande. Don Bonetti sarà presentato ufficialmente al Consiglio nazionale della Coldiretti il prossimo 16 novembre.

Don Bonetti, qual è, secondo lei, il rapporto tra fede e mondo agricolo?
“La terra è la casa comune degli uomini. In questa casa c’è la vita. La terra è vita. Se la vita l’abbiamo ricevuta, vivere è ringraziare. Ringraziare per il mondo rurale diventa festa. E fare festa unisce in fraternità, che rende più umano il nostro vissuto quotidiano. Ma, per ringraziare, è necessario avere uno sguardo contemplativo sulla creazione. L’acqua, l’aria, la luce, le piante, gli animali sono presenze fondamentali che accompagnano la vita di ogni uomo. Per questo la terra, l’uomo, il lavoro sono in rete. Ogni spiga di grano, ogni grappolo d’uva è il frutto di questa sinergia tra l’uomo e la creazione. Anche il coraggio d’intraprendere proclama la dignità degli agricoltori come collaboratori del creatore. E poi nessun lavoro, come quello dei campi, raggiunge uno scopo più alto di quello di preparare il pane e il vino per l’Eucaristia. Da questa seconda relazione scaturisce l’impegno a non dimenticare nessuno perché tutti siano partecipi dei frutti della terra”.

C’è ancora nel cuore dell’uomo capacità di ringraziare per il dono del creato?
“È il dono stesso della vita che ci mette nella condizione di esprimere la nostra riconoscenza. Lo sguardo contemplativo sulla creazione è sorgente della gratitudine perché mi spalanca gli occhi del cuore, mi dà lo sguardo del bambino, che è uno sguardo pieno di magia perché rende il cuore pieno di gioia ma anche di umiltà. Ecco perché, con la Giornata del ringraziamento, comprendiamo che abbiamo bisogno tutti di andare alla scuola della gratitudine, per ricevere il senso dello stupore e imparare di nuovo a dire grazie”.

C’è, dunque, anche una valenza educativa nella Giornata del ringraziamento?
“Nella società attuale abbiamo dimenticato la gratitudine, attraverso la quale, invece, diventiamo più uomini, più attenti al bene, più maturi, più soddisfatti della vita. La gratitudine ci aiuta a non pensare in negativo e a essere più ottimisti anche davanti alle difficoltà della vita. Ho riscontrato nella mia esperienza che le persone aperte alla gratitudine sanno esprimere maggiore vicinanza agli altri, collaborano a costruire solidarietà e soprattutto sperimentano la vita come una benedizione”.

Come possiamo aiutare i giovani a riscoprire la terra e i valori ad essa legati?
“Da alcuni anni i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura come passione, ma anche come vocazione. Ecco perché si guarda con serenità e fiducia verso il futuro: l’agricoltura e anche l’economia potrà ricevere quella vitalità e quel dinamismo che vengono dai giovani. Questo tornare dei giovani alla terra sarà un beneficio anche per lo sviluppo: infatti, i ragazzi sono molto attenti al patrimonio e alla cultura legati alla vita della terra, ma in più possono mettere fantasia, creatività, passione, intelligenze a servizio della campagna. Tutto questo si traduce non solo nel coltivare i campi, ma anche in quei progetti di filiera che fanno scoprire la multifunzionalità dell’agricoltura”.

Secondo un’analisi della Coldiretti, grazie alla green economy nei prossimi 3 anni si aprono opportunità per oltre centomila posti di lavoro…
“L’agricoltura avrà un futuro se avrà giovani imprenditori. Con loro possono crescere la competitività e la redditività, che sono importanti, ma anche la capacità di intraprendere legata non solo alla produzione ma anche ai valori sociali, morali, spirituali. Io ripeto sempre che è importante il fattore umano. È un aspetto fondamentale di chi si impegna in questo settore. I ragazzi sentono di essere protagonisti non solo di un’azienda, ma anche dello sviluppo di essa, con un forte senso di protagonismo, ma anche di dignità e responsabilità verso questo lavoro, alla ricerca del bene comune. Tutto ciò fa bene sperare per il futuro”.

Un ritorno alla terra la preserva anche da tanti abusi che negli ultimi decenni hanno devastato il nostro Paese, con conseguenze tante volte gravi…
“Dobbiamo tornare a capire il valore della custodia del creato, presentato come un grande libro, in cui scopro che la vita è benedetta. È necessario comprendere che se si ammala il creato si ammala anche l’uomo e che la vita non è possesso ma dono. Torniamo così alla Giornata del ringraziamento. L’uomo è guida ma con intelligenza e premura, come il giardiniere. Dio è generatore di vita, perciò anche noi siamo chiamati ad essere amanti della vita in tutte le sue forme”.

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