VATICANO – In occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, Papa Benedetto XVI si è affacciato dalla finestra del suo studio per rivolgere il suo saluto, come fece il suo predecessore Giovanni XXIII, per salutare i fedeli convenuti in Piazza San Pietro.

Il Santo Padre, dopo aver ringraziato l’Azione Cattolica Italiana per aver organizzato questo momento e parlando a braccio, ha rievocato un ricordo personale, quando cinquant’anni fa egli stesso si trovava in piazza San Pietro ad ascoltare le parole del Papa buono che Benedetto XVI ha definito piene di poesia.

Il Papa ha poi rivolto ai fedeli parole di grande realismo. Il Pontefice ha infatti ricordato i sentimenti di entusiasmo, le grandi attese e la gioia che ieri, come oggi, pervadono il popolo cristiano, ma ha anche sottolineato che quella odierna è una gioia più sobria e umile, perché la chiesa in questi 50 anni ha dovuto affrontare molte difficoltà sia sul fronte interno che su quello esterno.

Il clima di ottimismo degli anni ’60 contagiò in un certo senso anche la Chiesa: si pensava che le riforme “strutturali” le avrebbero consentito di andare avanti nella sua missione evangelizzatrice e la avrebbero immunizzata da qualsiasi peccato.

Queste riforme, indubbiamente necessarie, non possono comunque sostituire la riforma più impegnativa per il cristiano: quella di se stesso.
Quel modo di vedere le cose, evidentemente, non faceva i conti con la realtà del peccato, purtroppo sempre presente in questo piano di cose. Ma nonostante tutto, ha proseguito il Papa, la presenza del Signore continua a beneficare la chiesa facendo fiorire persone, realtà e carismi buoni.

Il Santo Padre ha infine fatto proprie le parole del Beato Giovanni XXIII e ha invitato i fedeli a portare ai propri bambini il bacio del Papa.

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