- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

Il matrimonio costituisce in se stesso un Vangelo

VATICANO – “L’evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio; e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione”. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI nella messa sul sagrato della basilica di San Pietro, che ha inaugurato la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema: “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Questa tematica, ha chiarito, “risponde ad un orientamento programmatico per la vita della Chiesa” e “tale prospettiva viene rafforzata dalla coincidenza con l’inizio dell’Anno della fede”, giovedì 11 ottobre, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II. All’inizio della celebrazione il Santo Padre ha proclamato Dottori della Chiesa San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen.Il Papa ha riflettuto sulla “nuova evangelizzazione” rapportandola “con l’evangelizzazione ordinaria e con la missione ad gentes”. La Chiesa, ha spiegato, “esiste per evangelizzare. Fedeli al comando del Signore Gesù Cristo, i suoi discepoli sono andati nel mondo intero per annunciare la Buona Notizia, fondando dappertutto le comunità cristiane”. “Anche nei nostri tempi – ha sottolineato il Pontefice – lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa un nuovo slancio per annunciare la Buona Notizia, un dinamismo spirituale e pastorale che ha trovato la sua espressione più universale e il suo impulso più autorevole nel Concilio ecumenico Vaticano II”. Tale “rinnovato dinamismo dell’evangelizzazione” produce un “benefico influsso” sui due “rami” specifici che da essa si sviluppano: da una parte, “la missio ad gentes, cioè l’annuncio del Vangelo a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza”; dall’altra, “la nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana”. 

Commentando i brani del Vangelo e della prima Lettura, il Santo Padre ha osservato: “Il matrimonio costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato. L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare ‘un’unica carne’ nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla di Dio con forza, con una eloquenza che ai nostri giorni è diventata maggiore, perché purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda”. E questo, secondo Benedetto XVI, “non è un caso. Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico. Il matrimonio, come unione d’amore fedele e indissolubile, si fonda sulla grazia che viene dal Dio Uno e Trino, che in Cristo ci ha amati d’amore fedele fino alla Croce”. “Oggi – ha proseguito – siamo in grado di cogliere tutta la verità di questa affermazione, per contrasto con la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male. C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione”.

“Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II ha dato all’evangelizzazione – ha ricordato il Papa – è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani. I santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue espressioni”. Essi sono “i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione” perché “mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il ‘gusto’ della Parola di Dio e dei sacramenti”, in particolare dell’Eucaristia. La santità “non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova”.

Il Pontefice si è poi soffermato sui due santi proclamati oggi Dottori della Chiesa. San Giovanni di Avila, vissuto nel secolo XVI, “si dedicò alla predicazione e all’incremento della pratica dei sacramenti, concentrando il suo impegno nel migliorare la formazione dei candidati al sacerdozio, dei religiosi e dei laici, in vista di una feconda riforma della Chiesa”. Santa Ildegarda di Bingen, del secolo XII, “ha offerto il suo prezioso contributo per la crescita della Chiesa del suo tempo”. Parlando della chiamata alla santità, il Santo Padre ha precisato: “Lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo è la via maestra della nuova evangelizzazione”. Benedetto XVI ha concluso la messa affidando “a Dio i lavori dell’Assise sinodale nel sentimento vivo della comunione dei santi, invocando in particolare l’intercessione dei grandi evangelizzatori, tra i quali vogliamo con grande affetto annoverare il beato Papa Giovanni Paolo II, il cui lungo pontificato è stato anche esempio di nuova evangelizzazione”.

“Ci rivolgiamo ora in preghiera a Maria Santissima, che oggi veneriamo quale Regina del Santo Rosario”, ha affermato Benedetto XVI all’Angelus, al termine della messa. In questo momento, ha proseguito, “nel santuario di Pompei, viene elevata la tradizionale ‘Supplica’, a cui si uniscono innumerevoli persone nel mondo intero. Mentre anche noi ci associamo spiritualmente a tale corale invocazione, vorrei proporre a tutti di valorizzare la preghiera del Rosario nel prossimo Anno della fede”. Con il Rosario, infatti, “ci lasciamo guidare da Maria, modello di fede, nella meditazione dei misteri di Cristo, e giorno dopo giorno siamo aiutati ad assimilare il Vangelo, così che dia forma a tutta la nostra vita. Pertanto, nella scia dei miei predecessori, in particolare del beato Giovanni Paolo II che dieci anni fa ci diede la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, invito a pregare il Rosario personalmente, in famiglia e in comunità, ponendoci alla scuola di Maria, che ci conduce a Cristo, centro vivo della nostra fede”. 

Nei saluti in varie lingue a tutti il Papa ha chiesto di pregare per l’Assemblea sinodale. In francese ha espresso l’auspicio che “ciascun cristiano possa essere rinnovato nella responsabilità di far conoscere il Signore e il suo messaggio di amore e pace”. In spagnolo, ricordando i due nuovi Dottori della Chiesa, il Pontefice ha auspicato che “le loro figure e opere continuino ad essere fari luminosi e sicuri nell’annuncio del Regno di Dio e ci aiutino a crescere ogni giorno nell’autentica vita di fede”. In polacco ha evidenziato che i protagonisti e i pionieri della nuova evangelizzazione “sono i santi. Come loro cerchiamo di far vedere ad altri la bellezza del Vangelo, la profondità della fede e la forza dei sacramenti, in modo particolare dell’Eucaristia”.