ROMA – A margine della presentazione del libro “Dalla Fede religiosa alla Fede teologale” di Mons. Lorenzo Leuzzi avvenuta mercoledì 3 ottobre nella splendida Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense, il Ministro della Pubblica Istruzione ha rilasciato a me e alla collega di Radio Vaticana la seguente intervista. Il titolare di Viale Trastevere, fra l’altro, è tornato sulla polemica sull’ora di Religione, offrendo qualche precisazione.

Signor ministro lei ha appunto detto che le università devono formare gli uomini e le donne migiori della nostra generazione. Allora quanto è importante l’apporto dei docenti verso l’educazione dei giovani in questo momento?
Beh io credo che la scuola debba avere la centralità sugli studenti, ma perché la scuola sia una scuola funzionante nel migliore dei modi deve avere una particolare attenzione alla qualità dei suoi docenti e la qualità dei docenti la la si realizza attraverso una fase di formazione continua del docente nel senso che il docente naturalmente deve essere selezionato all’ingresso, ma deve anche e soprattutto essere seguito in tutta la sua carriera e credo che da questo punto di vista non abbiamo fatto un servizio migliore per il nostro paese. Credo che ci voglia un maggiore impegno. La comunità  dei docenti è estremamente viva di grandissimo valore,  ma dobbiamo prima di tutto ricostruire questa reputazione del docente, del maestro. Credo che sia la prima  cosa che è dovuta. Ci sono molti paesi che su questo tema investono molto ed è il tema culturale prima  di tutto. E poi ci vuole questa continuità nella formazione del docente.

Lei ha sottolineato l’importanza della ricerca e del dottorato quali saranno le novità in merito?
Il dottorato in Italia è nato all’inizio degli anni ottanta con il ministro Falcucci e è rimasto fino ad oggi prevalentemente all’interno dell’università e dei circoli di ricerca nel senso che i dottori di ricerca hanno poi trovato occupazione. Oggi più che mai credo invece che ci sia la necessità di avere un dottorato più aperto alla società agli enti alle professioni  e in quanto tale probabilmente deve essere rivisto il percorso complessivo e noi abbiamo un elemento di grandissimo interesse in questo momento, perché col nuovo regolamento nell’anno accademico 2013 2014 avremo i nuovi dottorati e il percorso sarà un percorso che partirà dall’accreditamento dei nuovi dottorati e poi dovremmo incentivare dei processi di gestione autonomi dei dottorati e poi andremo a valutarli. Credo che in questo sia il percorso migliore quello che può dare i migliori risultati e naturalmente in questa nuova modalità ci sono possibilità di sperimentazione questa sera abbiamo visto come nei prossimi giorni ci incontreremo per avviare un percorso di dottorati congiunti tra le università pubbliche e le università pontificie di Roma. Credo che sia un bel momento anche da questo punto di vista

Il tema di questo incontro è verso l’anno della fede. La fede può aiutare l’educazione dei giovani? I docenti possono aiutare attraverso la fede ad educare i giovani?
Certamente sì,  i due momenti sono quelli della fede e quello del “faciendum” e credo che coniugando la fede con la quotidianità, il rispetto delle regole, il bene comune, una maggiore attenzione agli altri in generale, avremo la possibilità di creare una società migliore e di fare l investimento più  importante che un paese possa fare, quello di formare dei cittadini e delle cittadine che sappiano avere una loro vita di relazione in cui sappiano rispettare gli altri e sappiano rispettare soprattutto le persone diverse da loro

Qualche giorno fa ci sono state delle polemiche a seguito della sua frase sull’ora di religione. Cosa intendeva dire? Intende rassicurare le famiglie dei tanti alunni che si avvalgono
Io sono stato in molte scuole in Italia dove ormai la presenza di bambini, di ragazzini provenienti da altre culture è sempre più evidente, io, voi lo sapete, ho appena firmato questa accordo con la Cei per cui non è questo il tema. Io ho posto il tema che la scuola debba essere più aperta ad una società diversa, e lo deve essere in tutta la sua quotidianità. Io dicevo, per esempio, la geografia che oggi la si impara attraverso la testimonianza di bambini che hanno papà e mamme che provengono da molti paesi. La storia la stessa religione parlando l’altro giorno con don Leuzzi mi ha detto una cosa in realtà me lo diceva monsignor Nosiglia che nell’ultimo concordato tra il Vaticano e la Siria è previsto che nelle scuole cattoliche gli studenti leggano il Corano e credo che questo dimostri come la Chiesa è una Chiesa particolarmente attenta a quelle che sono le realtà, le domande dei territori le relazioni tra le persone. Io credo che abbiamo una grande opportunità

Ritiene che il cristianesimo debba avere in un discorso scolastico un certo rilievo per la storia che c’è alle spalle. Lo stato riconosce il cattolicesimo come parte integrante del patrimonio culturale
Io credo che naturalmente si debba rispettare la storia del paese: la nostra è una storia ben delineata. La mia attenzione è che nello stesso tempo ci sia una attenzione ad un paese che si sta modificando

Si può parlare di identità e allo stesso tempo accoglienza?
Certamente si. Credo che queste due parole debbano essere coniugate ma coniugate nei fatti credo che sia molto importante per creare una scuola capace di formare i cittadini e le cittadine di domani

Quali sono  le conquiste da quando lei è ministro? Quali sono le cose che maggiormente rivendica come frutto del suo operato?
Io ho provato a sintetizzare quelli che forse sono poi i punti di debolezza del nostro sistema educativo della ricerca e provare un po’ a definire una piattaforma intangibile sulla quale poi sviluppare tutte le azioni e sono 6 punti. Il primo, la valorizzazione della capacità delle persone e la valorizzazione dell’impegno, dove le due cose devono essere connesse. La persona può essere molto capace e poco impegnata e viceversa. Il risultato finale non è quello ottimale. Secondo. Una maggiore apertura. Non ho una lunga esperienza di tipo universitaria e la nostra è una cultura prevalentemente di tipo computativo noi computiamo le persone. Questo ha certamente molto senso in comunità piccole, in comunità ampie probabilmente è necessario una maggiore apertura, mescolamento di sangue. Terzo. Trasparenza. Questo è un paese che ha un po’ paura delle volte che deve condividere dati si vede una certa forma di incertezza. Credo che questo sia un punto essenziale. Quarto. Rispetto dei tempi. Il paese non sa cos’è il rispetto dei tempi. Se noi facessimo una valutazione sul nostro debito pubblico quanto ha influito il non rispetto dei tempi, troveremmo veramente dei dati interessanti sui quali fare una riflessione profonda. Quinto. La semplificazione. Siamo un paese complicato complesso…  se leggiamo un bando abbiamo sempre  bisogno di un giurista accanto a noi e credo invece che abbiamo bisogno veramente di rendere un paese più normale, più semplice meno normato e che le troppe norme rendono meno responsabili le persone. Sesto punto. Il tema della valutazione. Io credo molto in una autonomia responsabile, però come diceva il professore Roberti già nel 1989, il primo elemento è la valutazione. Credo che le azioni che ho fatto nella scuola nell’università nella ricerca abbiamo proprio questo filo rosso ed è questo che mi piacerebbe lasciare in eredità al paese.

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1 commento

  • annarita
    06/10/2012 alle 14:27

    Invece di preoccuparsi così tanto dell'integrazione togliendo la cultura cristiana che appartiene all'Italia e che caratterizza in maniera insita la nostra identità di popolo italiano (e come al solito l'ora di religione è la grande imputata) perchè il Ministro non pensa ad altre forme di integrazione scolastica come per esempio un'ora di approfondimento (non la solita cittadinanza e costituzione) ma piuttosto un'ora in cui gli alunni di diverse etnie possano in classi parallele o aperte portare le loro esperienze in termini di tradizioni musicali, costume, cibo e condividere queste esperienze in un clima di grande solidarietà?

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