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L’Azione Cattolica e il dibattito sulla nascita di nuovi soggetti politici

ITALIA – “Chi si concentra sui ‘contenitori’” rischia “di sottostimare una fase nuova e promettente in cui i credenti, a partire dai territori, si caricano con uno spirito comune della necessità di tenere unito il Paese e di protendere tutti, senza indugi, verso il bene comune”. È il monito che lancia la presidenza nazionale dell’Azione Cattolica(Ac) con una nota resa pubblica, intervenendo nel dibattito “sulla nascita di nuovi soggetti politici e sul ruolo dei cattolici”. L’associazione sposta l’attenzione sui “contenuti”, lamentando come un dibattito che si ferma ai “contenitori” (ovvero alle ipotesi su “un nuovo partito dei cattolici”) “non coglie la fase nuova dell’impegno dei credenti in politica”.L’impegno del mondo cattolico. “Con questi ragionamenti semplicistici, infatti, viene del tutto trascurato il forte impegno del mondo cattolico, in dialogo con tutti, per restituire al Paese un patrimonio di valori condivisi e un confronto politico più pacato. I cattolici – sottolinea il documento – lavorano, e non da ieri, non per trovare uno spazio elettorale, ma per riempire di ‘contenuti’ una scena pubblica occupata spesso da odi, rancori, scandali, sprechi e lentezza nel rispondere alla crisi”. Dunque, “non sui ‘contenitori’, ma sui ‘contenuti’ il mondo cattolico lavora da tempo, sollecitato ancor più dal vibrante appello di quattro anni fa in cui il Santo Padre Benedetto XVI, da Cagliari, invocò una nuova generazione di credenti impegnati in politica”. A tal riguardo l’Ac cita l’“Agenda di speranza” della scorsa Settimana Sociale, l’opera in questa direzione della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali e di Retinopera, “lo spirito che ha animato l’incontro di Todi”, le prolusioni del card. Bagnasco nelle quali “questo intenso impegno comune del mondo associativo ha trovato momenti essenziali di sintesi e rilancio”. “E anche l’Azione Cattolica, in questi anni – prosegue la nota -, ha intensificato i suoi sforzi per formare i soci al bene comune e all’impegno diretto, e per mettere in rete le esperienze degli amministratori locali provenienti dall’Ac”.

Il “lungimirante lavoro svolto”. Secondo l’associazione siamo “in una fase confusa, in cui la crisi è ancora in corso e gli scenari politici sono ingessati dalle incertezze e dai tatticismi, dalla ricerca di scorciatoie che finiscono per screditare le stesse istituzioni democratiche”, ed è in questo contesto che i cattolici vengono “tirati per la giacca”, “come fossero portatori di pochi e sparuti interessi”. Però “è proprio in questo momento, invece, che emerge il lungimirante lavoro svolto, ancora una volta, sui ‘contenuti’: il mondo associativo appare perfettamente cosciente di avere radici comuni in un’agenda fondata sulla centralità della persona, della famiglia e dell’etica della vita, sulla preferenza assoluta per gli ultimi, sulla trasparenza e sobrietà della vita istituzionale, sulla relatività, e non assolutezza, della politica rispetto all’interezza della vita civile”. A entrare per primo nel merito di “questioni poi puntualmente rivelatesi cruciali e indifferibili” è stato il mondo cattolico, “sulla scia del magistero di Benedetto XVI e dei vescovi italiani, e attraverso il confronto positivo tra tante intelligenze”. Come pure da qui sono nate “interessanti letture del mutato scenario economico globalizzato, delle nuove relazioni tra diritti e doveri, tra libertà e responsabilità, tra potere e partecipazione, tra economia, finanza e sovranità dei popoli”.

Dialogare senza complessi. Alcuni esempi: “La riforma elettorale (che ancora, inspiegabilmente, tarda a venire) e delle istituzioni; la questione giovanile tra precarietà e mobilità sociale negata; la centralità dei processi educativi e formativi; l’urgenza di muoversi verso un’Europa che abbia un’anima e che persegua la pace, la cooperazione e l’accoglienza, e non solo la solidità della moneta unica; l’impegno per una legalità diffusa e contro ogni forma di corruzione; la questione lavoro nel suo complesso (perché il lavoro e i lavoratori non siano considerati merce o semplici fattori produttivi); il rilancio di un nuovo patto tra le generazioni”. Un “ricco patrimonio”, quello oggi in possesso dei cattolici, che può “essere messo a servizio del Paese in una fase davvero ‘costituente’. È un patrimonio – conclude l’associazione – che può dialogare legittimamente, senza complessi e autorevolmente, sia all’interno di tutte le famiglie politiche europeiste, democratiche, riformiste, non populiste e attente a unire più che a dividere, sia in nuovi soggetti politici che avvertono la particolare necessità di preservare un clima di responsabilità e condivisione nazionale ed europea”.