Dal Sir

ITALIA – Sono sette, secondo Giuseppe Savagnone, editorialista, conferenziere e docente alla Scuola di formazione politica “Pedro Arrupe”, i “nodi” cruciali che i cattolici, oggi sospesi “tra crisi e ansia di risveglio”, devono sciogliere per superare l’irrilevanza che negli ultimi tempi li ha caratterizzati sulla scena politica e per riacquisire credibilità. Savagnone li illustra nel suo libro appena pubblicato, “I cattolici e la politica oggi. Sette nodi da sciogliere” (Cittadella editrice – Assisi 2012). Ne presentiamo una sintetica rassegna.

Idea di politica. “I cattolici vedano nell’impegno sociale non un’alternativa a quello politico”, ma “il terreno su cui far fiorire una ricchezza di iniziative che dalla politica devono ricevere la loro armonizzazione e il loro orientamento al bene comune”. Lo Stato, da parte sua, dovrà essere una “istituzione funzionale al perseguimento del bene comune”.

Identità cattolica. Le comunità religiose possono costituire “una ricchezza sia per la società civile che per quella politica”, ed è proprio il Concilio a indicare lo stile del cittadino e del politico cattolici “respingendo sia il modello ‘guelfo’”, sia “quello di una separazione tra fede e politica”.

Quali italiani? “I credenti” sono stati fin dall’inizio “protagonisti” della “vicenda nazionale”, attingendo sia “alle risorse culturali e spirituali della comunità ecclesiale”, sia al “radicamento in un vitale retroterra pre-politico”.

Soggetti politici. “A partire da una situazione in cui la gerarchia ecclesiastica si è trovata a svolgere un problematico ruolo di supplenza”, si tratta di “spazzare via nostalgie clericali che contraddicono” il magistero della Chiesa, dal Concilio a Benedetto XVI, e di riscoprire “la dignità regale della verità propria dei laici cattolici”.

Valori “non negoziabili”. Secondo la dottrina della Chiesa, “il valore non negoziabile per eccellenza è la dignità della persona umana” che i cattolici devono difendere “in tutta la sua ricchezza, senza arbitrarie riduzioni”. Compito dei cattolici impegnati in politica è allora “offrire al Paese un progetto complessivo dove i ‘valori non negoziabili’ dovrebbero integrarsi in una visione d’insieme del bene comune”.

Bene comune. Di fronte alla tendenza a “ridurlo alla legalità, o ai beni comuni, oppure a una somma di interessi uguali”, occorre riscoprire “la centralità di questo tema come antidoto al particolarismo e all’individualismo”, e come “risposta a una diffusa concezione che contrappone la vita buona, relegandola nella sfera privata, alla vita giusta, svuotata di contenuto etico”.

Sbocchi operativi. Nell’attuale fase di ridefinizione, “almeno in termini di schieramenti”, degli scenari della politica nazionale, è indispensabile, “in primo luogo, che i credenti tornino a riappropriarsi del proprio ruolo di cittadini”. Urgenti “una rivalutazione del ruolo politico del laicato” e “un impegno di formazione non solo politica ma, più a monte, spirituale e culturale”. Rientrerebbe in questo orizzonte anche “lo sviluppo di un’opinione pubblica all’interno della comunità cristiana, con l’introduzione di uno stile partecipativo che dovrebbe rifluire anche sulla vita politica”.

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