GROTTAMMARE- Per chi non avesse seguito i nostri vari articoli in merito: “La tradizione della Sacra Giubilare affonda nei secoli: già l’umanista Giovanni Garzoni nel 1447 ricordava che una immensa moltitudine di persone si radunava presso la Chiesa di San Martino per soddisfare un voto. Lo storico Giuseppe Speranza  ricorda, inoltre, che nel 1714 parteciparono ai festeggiamenti della Sacra più di 40 mila persone.

La Sacra rievoca una storia di circa mille anni fa e si celebra ogniqualvolta il 1° luglio cade di domenica. Questo evento del calendario si verifica molto raramente ovvero con una ciclicità di sei, cinque, sei e undici anni.

Infatti è dal 2001 che il calendario non data più di domenica l’inizio di luglio e prima ancora ritroviamo la Sacra nel 1990, nel 1984 e poi nel 1979, nel 1973 e poi più indietro, più indietro ancora negli anni e nei secoli. E con l’allontanarsi del tempo la storia si intreccia con altre storie che parlano di usi e costumi del popolo piceno, progenitore di questa terra.

La Sacra rievoca l’ammaraggio di fortuna di Papa Alessandro III sul litorale Grottammarese avvenuto a causa di una terribile tempesta nel 1175. La leggenda racconta che, mentre l’imperatore Federico Barbarossa si preparava a discendere per la quarta volta in Italia, papa Alessandro III, capo della Lega dei Comuni lombardi, per dare forza e coraggio alla coalizione, volle recarsi a Venezia, per sollecitare quella repubblica a dare maggiore sostegno alla causa nazionale.

Lungo il viaggio nell’Adriatico, si dice che a causa di uno spaventoso fortunale le navi del papa furono costrette a rifugiarsi nel porto di Grottammare.

I monaci Benedettini Camaldolesi che in quel tempo avevano la cura del beneficio di S. Martino, invitarono il papa a trattenersi sino al 1° luglio per assistere ai tradizionali festeggiamenti che la popolazione picena era usa celebrare a ricordo di antichissime costumanze locali. Il concorso di folla fu imponente: migliaia e migliaia di persone convennero dalle più remote contrade della regione e per il fervore religioso stupirono a tal punto Alessandro III che questi, commosso e ammirato, toltosi il camauro e riempitolo di sabbia, proclamò: «Tante indulgenze saranno concesse ad ogni pellegrino, quanti sono i granelli di sabbia qui contenuti».

È ovvio che ci troviamo di fronte ad una leggenda tradizionale fiorita sulla storia. Ma da quel fatidico anno 1175, allorché il 1° luglio cade di domenica, migliaia di pellegrini accorrono alla chiesa di S. Martino per lucrare l’indulgenza plenaria, pari a quella goduta dai fedeli di tutto il mondo in occasione dell’Anno Santo.

Giova ricordare che il privilegio dell’indulgenza fu confermato nel 1803 da Papa Pio VII con la bolla Ad augendam che concede «a tutti indistintamente i cristiani di ambo i sessi, sinceramente pentiti confessati e comunicati, che devotamente visitino la chiesa abbaziale detta di San Martino, situata nel territorio di Grottammare della Diocesi Ripana, nel giorno primo del mese di luglio, qualora cada di domenica, e negli otto giorno immediatamente antecedenti ed immediatamente seguenti, ed ivi elevino devote preghiere a Dio per la concordia dei Principi Cristiani, per l’estirpazione delle eresie e per l’esaltazione di Santa Madre Chiesa» di lucrare «nello spazio dei predetti diciassette giorni, per ciascun fedele una volta sola, nel giorno di suo piacimento, l’Indulgenza Plenaria e la remissione di tutti i peccati. Indulgenza che può essere applicata a modo di suffragio anche alle anime dei cristiani, che passarono da questa vita, congiunti a Dio nella carità»”.

(tratto dal sito http://www.comune.grottammare.ap.it)

 

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