a cura di Lorena Leonardi

ITALIA – “Crediamo nelle idee, e nella forza delle idee. Non siamo qui per rifondare un partito cattolico, ma per un progetto comune, perché si abbia a cuore l’agire per la collettività”. Padre Francesco Occhetta, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, ha aperto così, il 9 giugno a Roma, nella sala Curci della sede della rivista, l’appuntamento intitolato “Riforme istituzionali: a colloquio con i leader politici”. Nel corso del pomeriggio si è svolto un dialogo tra i giovani dell’associazionismo cattolico (Associazione guide e scout cattolici italiani, Azione Cattolica, Federazione universitaria cattolica italiana e Movimento studenti cattolici) e i politici che hanno accettato il loro invito al dibattito: il vicesegretario del Partito democratico, Enrico Letta, il presidente di Alleanza per l’Italia, Francesco Rutelli, e il segretario del Popolo della libertà, Angelino Alfano.

Al termine dell’incontro, i giovani hanno consegnato ai politici intervenuti un documento contenente alcune proposte per una riforma istituzionale.
Una piccola agorà di confronto vero. “L’incontro di oggi – ha spiegato padre Occhetta – è il culmine della scommessa di un cammino formativo che dura da tre anni, lungo i quali, con i giovani, abbiamo messo sul tappeto i temi politici per rendere vivente la nostra tradizione. Ci siamo posti il problema della scelta nel conflitto tra i valori che ci sono in gioco. Abbiamo ragionato sul recupero del pensiero di don Luigi Sturzo, dell’esperienza costituente, e del quarantennio di governo cattolico. Ora – ha detto rivolgendosi agli oltre cento giovani presenti – è il momento di togliere l’ancora e spingervi in mare aperto. Il percorso è finito, ma ne inizia un altro: dovete assumervi le vostre responsabilità e pensare al Paese”.

Quella che viviamo, secondo il gesuita, è una “grande crisi antropologica. Ma ci sono due strade: pensare alla crisi, o accompagnare ciò che di buono porta. La tensione aumenta, c’è bisogno di qualcosa che la contenga, servono parole che significhino e testimonianze plausibili. La politica è più che mai spettacolarizzata, il giornalismo non trova il suo equilibrio: se non è servo, è un gladiatore aggressivo. Ma così le persone non riescono a capire.
La democrazia – ha proseguito – è sostanza, non procedura: noi non cerchiamo un salvatore, ma uomini che abbiano scoperto la salvezza, e siano stati salvati. Questa è un’occasione per uscire dalle nostre piccole visioni del mondo, non è solo un seminario, ma una piccola agorà di confronto vero. Dobbiamo sempre tenere a mente – ha concluso – che se sono in salute i corpi intermedi, cioè le associazioni, i sindacati, le famiglie, anche le istituzioni vengono aiutate a risollevarsi”.

La democrazia ha la persona al centro. L’eredità della Costituzione, l’equilibrio tra i poteri, la legge elettorale, i partiti, la partecipazione politica. Lungo queste direttive s’è mosso il confronto, stimolato dalle riflessioni e dagli interrogativi dei giovani. “Voler bene al nostro Paese vuol dire fermarci a parlarne, sentire che ne siamo responsabili, ha detto Lisa Moni Bidin, dell’Azione Cattolica -. Veniamo da una tradizione democratica cattolica, quindi la democrazia non può non avere ben chiaro il valore della persona, e agire a favore della stessa”. Sulla Costituzione è intervenuta Sofia Bianchi, vicepresidente nazionale della Fuci: “Per il mondo cattolico la Costituzione include un accordo valoriale che precede qualsiasi riforma e che ha portato a riconoscere tutta una serie di diritti, doveri e garanzie alla persona umana. La sfida dello scenario presente è riprendere in mano pesi e contrappesi della Carta costituente, tenendo conto che è ispirata al personalismo, e farlo senza intaccare questa ispirazione”. Umberto Ronga, di Azione Cattolica, ha sottolineato la “necessità di riformare la vigente legge elettorale”, ribadendo il “diritto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti ed essere arbitri della contesa democratica”.

La politica per il bene comune è carità. Sul principio di sussidiarietà si è soffermato Luca Alessandrini, dell’Agesci, evidenziando l’esigenza “da parte dei cittadini di rivitalizzare i corpi intermedi, e diventare protagonisti dello sviluppo e del governo del loro territorio. Lo Stato – ha aggiunto – sembra poco sensibile a dare spazio e potere alle Regioni, lo dimostrano i tanti casi di conflitti di interessi che la Corte costituzionale deve dirimere. Perché – ha chiesto – non privilegiare in queste riforme l’idea sturziana di autonomia, avendo il coraggio di scegliere un senato federale che sia la Camera delle autonomie?”. La necessità di “responsabilizzare le forze politiche nella gestione delle risorse pubbliche” è stata evidenziata da Francesco Scoppola, dell’Agesci: “La politica costa ed è giusto che un sistema democratico la finanzi per permettere l’accesso ai più poveri e ai meno istruiti, ma bisogna assicurare il principio della trasparenza nell’accesso e nell’utilizzo delle risorse pubbliche”. “Il servizio politico, come servizio al bene comune, deve rimanere una forma di carità”, ha concluso la delegazione di giovani, formulando ai politici la “richiesta di farsi ispirare dal principio di legalità. Non è difficile: per una società più equa e giusta bisogna camminare insieme”.

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